La viceresponsabile per l’Istruzione dell’Italia dei Diritti: “La novità introdotta dal ministro Gelmini, che anima in maniera particolare la protesta di quest’anno, è la valutazione dei docenti in base ai risultati delle prove”
Roma - La rivolta di docenti, genitori e ragazzi contro le prove invalsi, ovvero i quiz che l’Istituto Nazionale per
“I presidi non fanno altro che attenersi alla legge – commenta Ivetta Battaglia, viceresponsabile per l’Istruzione dell’Italia dei Diritti -, le prove invalsi non sono una novità e nonostante i limiti che possiedono, devono essere somministrate ai ragazzi. Sono dei test che permettono di confrontare il livello di apprendimento dei singoli studenti, tanto a livello nazionale, quanto internazionale”.
I punti contestati sono la mancanza di informazione alle famiglie sul contenuto e le finalità dei test, una violazione della privacy imputata ad un questionario allegato che raccoglie informazioni su nazionalità, livello di istruzione e occupazione dei genitori e risorse disponibili in famiglia.
“Inoltre, una novità introdotta dal ministro Gelmini, che anima in maniera particolare la protesta di quest’anno – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -, è la valutazione dei docenti in base ai risultati delle prove statali, questo è inconcepibile. Ci sono problematiche ed aspetti particolari che variano per studenti e docenti addirittura da città in città. Alcuni insegnanti si trovano ad operare in contesti svantaggiati rispetto ad altri, è assurdo che di tutto questo non ne venga tenuto conto nel valutare un insegnante – conclude