Il viceresponsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti: “Quando manca la volontà politica di sviluppare azioni per l’interesse comune vengono meno anche i fondi”
Torino – La mancanza di fondi per la ristrutturazione dell’ospedale Molinette di Torino rischia di far chiudere due tra i reparti più importanti, quali cardiochirurgia e terapia intensiva. La Procura ha aperto l’inchiesta riguardante la struttura sanitaria dopo che i controlli, effettuati da Carabinieri e Nas, avevano rilevato diverse violazioni sulla sicurezza come l’impianto di aerazione poco efficiente, le infiltrazioni, i materiali e le attrezzature mediche in locali non adeguati. Il procuratore Raffaele Guariniello sta valutando a chi ascrivere le responsabilità per tali violazioni, ma a monte c’è da considerare anche il problema dei finanziamenti richiesti agli amministratori politici nel 2008 e mai erogati. Infatti, nonostante i lavori ancora in corso proprio in questi giorni, i locali non saranno lo stesso a norma per la riapertura a causa di problemi anche strutturali, risolvibili solo con una profonda e costosa ristrutturazione.
Luigino Smiroldo, viceresponsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti, ha così commentato la vicenda: “Quando manca la volontà politica di sviluppare azioni per l’interesse comune vengono meno anche i fondi, viceversa, se c’è la prima allora ci sono anche i soldi. La domanda che mi pongo, allora, è quali siano gli interessi politici che sono dietro la volontà di non ristrutturare l’ospedale.
Ci sono lobby politiche che hanno l’interesse di costruire nuove strutture sanitarie private per due motivi: far scendere quelle pubbliche da ottimi a bassi livelli e far inserire al loro posto il privato con un’offerta tutt’altro che ottima, ma comunque migliore degli ospedali pubblici. Se infatti, questi vengono fatti scendere a un livello da terzo mondo, il settore privato può anche offrire poco e poter funzionare con servizi minori che saranno, però, sempre migliori di quelli pubblici.
Le Molinette è un bellissimo ospedale dal punto di vista logistico, perché è al centro della città ed è alla portata di tutti i cittadini per quanto riguarda l’accessibilità. Se la magistratura lo deve chiudere – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – lo faccia, perché non ci sono i requisiti minimi e non possono permettersi di utilizzare servizi senza sicurezza, ma si apra una contraddizione al riguardo. Purtroppo a farne le spese saranno i cittadini che non potranno usufruire dei servizi pubblici”.