La viceresponsabile regionale dell’Italia dei Diritti: “La vita è un valore, ma prima di tutto si devono difendere i diritti delle donne”
Genova – “Pur essendo cattolica, al di là dei dogmi stabiliti dalla fede, se c’è una legge che sancisce il diritto dei cittadini questa va rispettata sopra ogni altra cosa. Non capisco le polemiche a riguardo, non posso dimenticare la condizione in cui erano costrette a versare migliaia di donne quando in Italia ancora non vigeva un’adeguata regolamentazione in materia. Se per il nostro paese l’aborto rappresenta un problema che va a toccare le coscienze, perché allora non si è riusciti a proporre una valida campagna sulla contraccezione? L’Olanda, dove si è provveduto a disciplinare la questione con particolare attenzione, incentivando l’uso dei metodi contraccettivi, oggi risulta essere lo stato europeo con il più basso tasso di aborti”.
Attraverso questa analisi Patrizia Muratore, viceresponsabile per la Liguria dell’Italia dei Diritti, illustra il proprio punto di vista sull’avvio alla sperimentazione, a partire da maggio, della pillola abortiva Ru486 nel Levante, presso le strutture ospedaliere coperte dalla Asl 4.
Preoccupazioni sono sorte in merito all’elevato tasso di ginecologi obiettori presenti su questo territorio. Militanti di Forza Nuova hanno avviato manifestazioni di protesta contro l’uso del farmaco.
“Purtroppo l’Italia sotto l’aspetto della comunicazione si trova al pari dei paesi del terzo mondo. Chiedo a gran voce di incentivare l’uso dei metodi contraccettivi, il tutto inserito, naturalmente, in un contesto di consultori pubblici efficienti e che adempiano le loro funzioni in maniera capillare su tutto il territorio nazionale – sottolinea l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – Per quanto riguarda l’eventualità di possibili obiezioni di coscienza da parte dei ginecologi a somministrare il farmaco alle pazienti – conclude la Muratore – solo il tempo ci sarà dare delle risposte, e se saranno negative interverremo in prima linea per la difesa dei diritti delle donne”.
Il responsabile per la Sardegna dell’Italia dei Diritti: “Pieno sostegno alle dichiarazioni dell'opposizione nel Consiglio Regionale sardo”
Cagliari – “La giunta in carica dovrebbe immediatamente ribadire che tutte le proprietà dismesse dallo Stato, siano ora nella disponibilità della Regione e che possano essere trasferite agli enti locali. Auspico che venga quanto prima riconosciuta la proprietà regionale su numerose strutture e aree di pregio, il cui utilizzo non può certo essere pianificato e seguito da Roma, a causa dell’assenza di coordinamento e di logica con le scelte locali”.
Con queste parole Federico Gandolfi, responsabile per la Sardegna dell’Italia dei Diritti, commenta l’iniziativa dei consiglieri del Partito Democratico del consiglio regionale sardo Mario Bruno e Gianvalerio Sanna, che ai sensi dell'art. 14 dello Statuto, chiedono che i beni non più funzionali all'interesse nazionale e alla difesa dello Stato presenti sul territorio siano immediatamente trasferiti alla Regione.
Entrambi invitano il presidente Cappellacci a farsi promotore dell’iniziativa, poiché nei giorni scorsi si è paventata la possibilità da parte del ministero della Difesa di una eventuale vendita del faro dell’Asinara.
“Ben diverso si è mostrato l'impegno della giunta di centrosinistra precedente, che era arrivata a rivendicare e ad ottenere il trasferimento di intere aree militari in ogni parte dell'isola. Ora – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – pur essendoci come sottosegretario alla Difesa un noto politico sardo, la giunta si dimostra incapace di giungere ad atti concreti, sprecando il tempo nella polemica, tra l’altro tutta di immagine e a beneficio della stampa, con altri noti esponenti politici del centrodestra”.
Il responsabile per il Friuli Venezia Giulia dell’Italia dei Diritti: “Comportamenti da condannare e correggere immediatamente”
Roma - Inaudito episodio di razzismo a Spilimbergo, in provincia di Pordenone, dove il giorno di Pasqua la titolare di un bar, una cinese di 20 anni, dopo aver chiesto ad un cliente originario del Bukina Faso, 1 euro per un caffè invece dei soliti 90 centesimi, di fronte alle vibranti proteste dell’uomo ha risposto: “Sei nero, paghi il caffè un euro”. A questo punto l’operaio di colore si è rivolto ai carabinieri, davanti ai quali la barista ha ammesso le sue colpe asserendo però che tale escamotage le fosse stato consigliato dai clienti italiani.
“Questo è un gravissimo caso di razzismo sociale”, dice amareggiato Luigino Smiroldo, responsabile per il Friuli Venezia Giulia dell’Italia dei Diritti, intervenuto a commentare la vicenda. “Infatti – spiega il rappresentante del movimento extraparlamentare che fa riferimento ad Antonello De Pierro –, è verissimo che in queste zone c’è un atteggiamento razzista verso le persone di colore, ma solo per quelle provenienti dall’Africa, e non già verso gli afroamericani che qui abbondano, considerata la presenza di una base militare statunitense in provincia di Pordenone, a pochi chilometri dal bar incriminato”. È proprio su questo aspetto che scatta la provocazione di Smiroldo contro il dilagante malcostume sociale degli italiani e di altre etnie della regione nei riguardi degli immigrati africani: “Siccome ci sono partiti che soffiano sul fuoco della xenofobia mi chiedo perché non mettano un gazebo davanti la base militare Usa con l’invito ad usare il sapone dopo aver toccato un extracomunitario, così come accaduto poco tempo fa in un altro comune italiano. In fondo anche gli americani sono extracomunitari. La verità è che un pover’uomo, un disagiato o un disoccupato viene discriminato più per il suo status sociale che non per il colore della sua pelle. In entrambi i casi sono comportamenti da condannare e correggere immediatamente”.
Il responsabile per la Sardegna dell’Italia dei Diritti: “Pieno sostegno alle dichiarazioni dell'opposizione nel Consiglio Regionale sardo”
Cagliari – “La giunta in carica dovrebbe immediatamente ribadire che tutte le proprietà dismesse dallo Stato, siano ora nella disponibilità della Regione e che possano essere trasferite agli enti locali. Auspico che venga quanto prima riconosciuta la proprietà regionale su numerose strutture e aree di pregio, il cui utilizzo non può certo essere pianificato e seguito da Roma, a causa dell’assenza di coordinamento e di logica con le scelte locali”.
Con queste parole Federico Gandolfi, responsabile per la Sardegna dell’Italia dei Diritti, commenta l’iniziativa dei consiglieri del Partito Democratico del consiglio regionale sardo Mario Bruno e Gianvalerio Sanna, che ai sensi dell'art. 14 dello Statuto, chiedono che i beni non più funzionali all'interesse nazionale e alla difesa dello Stato presenti sul territorio siano immediatamente trasferiti alla Regione.
Entrambi invitano il presidente Cappellacci a farsi promotore dell’iniziativa, poiché nei giorni scorsi si è paventata la possibilità da parte del ministero della Difesa di una eventuale vendita del faro dell’Asinara.
“Ben diverso si è mostrato l'impegno della giunta di centrosinistra precedente, che era arrivata a rivendicare e ad ottenere il trasferimento di intere aree militari in ogni parte dell'isola. Ora – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – pur essendoci come sottosegretario alla Difesa un noto politico sardo, la giunta si dimostra incapace di giungere ad atti concreti, sprecando il tempo nella polemica, tra l’altro tutta di immagine e a beneficio della stampa, con altri noti esponenti politici del centrodestra”.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “ È una pagina triste e di vergogna per lo Stato italiano”
Roma – Secondo il pool di medici legali dei magistrati, coordinati dal professor Paolo Albarello, tra le cause che hanno portato al decesso di Stefano Cucchi ci sarebbero anche le negligenze dei medici dell’ospedale “Sandro Pertini” di Roma. Dunque se i medici avessero fatto il loro dovere il ragazzo avrebbe potuto essere salvato. “Questa – ha commentato il vicepresidente dell’Italia dei Diritti Roberto Soldà – è una pagina triste e di vergogna per lo Stato italiano. Il fatto poi che il ragazzo sia stato ricoverato in una struttura pubblica per essere curato e che questo non sia avvenuto, anzi, è accaduto esattamente il contrario, rende la vicenda ancora più grave”.
Nella relazione presentata dal professor Albarello, consegnata ai magistrati che si occupano del caso, si afferma che tra le cause del decesso del giovane romano ci sarebbero sia la disidratazione, sia le omissioni dei medici dell’ospedale Pertini, che secondo i medici legali non avrebbero prestato al ragazzo le cure di cui necessitava. “Siamo di fronte ad una vicenda grave – ha affermato ancora l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – che in un primo momento si è cercato di celare e tenere nascosta, ma che ora grazie all’impegno della famiglia Cucchi e al lavoro dei magistrati sta venendo fuori in tutta la sua chiarezza. È una pagina vergognosa e di enorme gravità”.
Il responsabile per la Sardegna dell’Italia dei Diritti: “Pieno sostegno alle dichiarazioni dell'opposizione nel Consiglio Regionale sardo”
Cagliari – “La giunta in carica dovrebbe immediatamente ribadire che tutte le proprietà dismesse dallo Stato, siano ora nella disponibilità della Regione e che possano essere trasferite agli enti locali. Auspico che venga quanto prima riconosciuta la proprietà regionale su numerose strutture e aree di pregio, il cui utilizzo non può certo essere pianificato e seguito da Roma, a causa dell’assenza di coordinamento e di logica con le scelte locali”.
Con queste parole Federico Gandolfi, responsabile per la Sardegna dell’Italia dei Diritti, commenta l’iniziativa dei consiglieri del Partito Democratico del consiglio regionale sardo Mario Bruno e Gianvalerio Sanna, che ai sensi dell'art. 14 dello Statuto, chiedono che i beni non più funzionali all'interesse nazionale e alla difesa dello Stato presenti sul territorio siano immediatamente trasferiti alla Regione.
Entrambi invitano il presidente Cappellacci a farsi promotore dell’iniziativa, poiché nei giorni scorsi si è paventata la possibilità da parte del ministero della Difesa di una eventuale vendita del faro dell’Asinara.
“Ben diverso si è mostrato l'impegno della giunta di centrosinistra precedente, che era arrivata a rivendicare e ad ottenere il trasferimento di intere aree militari in ogni parte dell'isola. Ora – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – pur essendoci come sottosegretario alla Difesa un noto politico sardo, la giunta si dimostra incapace di giungere ad atti concreti, sprecando il tempo nella polemica, tra l’altro tutta di immagine e a beneficio della stampa, con altri noti esponenti politici del centrodestra”.
Il responsabile per la Liguria dell’Italia dei Diritti: “Si tratta di un’iniziativa lodevole che consente alla Regione di mettere in mostra uno dei suoi fiori all’occhiello”
Genova - I migliori vini e le migliori produzioni di olio extravergine di oliva liguri saranno in vetrina da domani al Vinitaly di Verona. Più di cento le aziende presenti, 84 per i vini e 22 per l’olio extravergine di oliva, che su iniziativa dell’assessorato all’Agricoltura della Regione e in collaborazione con l’Unioncamere presenteranno al grande pubblico il meglio dei loro prodotti.“ Si tratta di un’iniziativa lodevole – ha commentato Maurizio Ferraioli, responsabile per la Liguria dell’Italia dei Diritti – che permette alla Regione di presentare il meglio dei suoi prodotti tipici che da sempre costituiscono il fiore all’occhiello della produzione agroalimentare, sia per quello che riguarda il vino, sia per ciò che concerne l’olio d’oliva che, è bene ricordarlo, raggiunge in Liguria livelli di eccellenza e si caratterizza per un basso contenuto di acidità che lo rende unico”.
Il settore vitivinicolo ligure può contare su 1738 aziende, una superficie regionale coltivata di 2.400 ettari, di cui parte destinati alla produzione di Doc ed un’altra all’Igt, e una produzione complessiva di circa a 71 mila ettolitri pari a 4 milioni e mezzo di bottiglie. Sono invece circa 20 mila gli ettari coltivati ad oliveto sul territorio regionale, mentre le produzioni di olio di oliva si attestano complessivamente in media sui 44 mila quintali.
“L’Italia dei Diritti – ha concluso l’esponente ligure del movimento guidato da Antonello De Pierro – appoggia l’iniziativa organizzata dalla Regione, auspicando che questo possa essere solo uno dei tanti progetti che consentono di dare la giusta visibilità ad un settore che ne ha molto bisogno”.
Lo stand dedicato ai vini liguri ospiterà circa 200 etichette e sarà curato dall’Enoteca pubblica regionale della Liguria e della Lunigiana di Castelnuovo Magra. Durante l’intera durata della kermesse all’interno del padiglione saranno organizzate degustazioni guidate, incontri con i professionisti del settore, presentazione di libri ed altre attività inerenti al mondo del vino e dell’olio.
La responsabile per i Beni Culturali dell’Italia dei Diritti: “Come sempre in Italia il rispetto per il patrimonio storico-artistico occupa l’ultima ruota del carro”
Roma – “Il nostro che è un paese che nasce dall’arte e dalla cultura, non può ridursi ad offendere così uno degli artisti che maggiormente ha contribuito a rendere grande l’Italia. Si tratta di un monumento di importanza nazionale e come tale deve essere preservato idoneamente. Purtroppo però a Napoli, come nel resto della nazione, c’è sempre più scarsa attenzione alla tutela del nostro inestimabile patrimonio culturale e ciò mi rende sempre più preoccupata”.
Questa sono le parole di sconforto con cui Anna Nieddu, responsabile per i Beni Culturali dell’Italia dei Diritti, commenta il degrado del cimitero monumentale di Napoli, dove una frana che si è verificata nei giorni scorsi minaccia ora di far crollare la tomba di Totò.
A rischio crollo anche altri loculi di personaggi illustri del passato e la chiesa seicentesca di Santa Maria del Pianto.
Disperato l’appello della figlia del celebre artista che invoca un intervento immediato da parte delle apposite autorità.
“Sul caso dovrebbe intervenire al più presto la Soprintendenza – dichiara l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – non è più tollerabile assistere a fenomeni del genere”.
La viceresponsabile per l’Abruzzo dell’Italia dei Diritti: “A distanza di un anno dal terremoto ancora omertà riguardo ai veri colpevoli della disgrazia”
L’Aquila – “Siamo qui a parlare ad un anno esatto dal terremoto in termini molto generali della tragedia avvenuta e nuovamente tutti gli organi di stampa si rifiutano di puntare il dito contro i veri colpevoli e negano fortemente le responsabilità soggettive di quest’ultimi”. Con toni forti la viceresponsabile per l’Abruzzo dell’Italia dei Diritti Barbara Del Fallo commenta la notizia riguardante la denuncia avviata da alcuni residenti di Onna in provincia dell’Aquila contro il mancato allarme della commissione Grandi Rischi durante il periodo antecedente al terremoto dello scorso aprile. “Nel giorno della commemorazione – afferma l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – la stampa locale e nazionale ha riempito i palinsesti televisivi con immagini che certamente hanno aumentano l’audience per loro durezza, ma che hanno distolto l’attenzione sul coinvolgimento delle persone colpevoli di aver accresciuto il disastro naturale. Ancora una volta un gruppo di cittadini deve mobilitarsi da solo e senza aiuti affinché la verità relativa a fatti taciuti venga alla luce. La vittoria del centrodestra nella provincia dell’Aquila poi – continua la Del Fallo – dona man forte a tutti quegli atteggiamenti direi ipocriti, che sono stati espressi dai governanti nazionali a partire dal 6 aprile scorso sino ad oggi. Il senso di commiserazione portato avanti dai nostri cari reporter locali – conclude la Del Fallo – è ora che lasci spazio a fatti concreti, dettati dal senso di responsabilità che dovrebbe essere insita nella deontologia professionale di ciascun giornalista che si rispetti”.
La responsabile per la Calabria dell’Italia dei Diritti: “Mi auguro che questo fatto non influenzi né l’elettorato né l’aspirante primo cittadino”
Roma – “Esprimo piena solidarietà alla persona, a prescindere da qualsiasi schieramento politico. È una vergogna che la campagna elettorale debba essere costellata di simili episodi. La politica è volta a orientare i comportamenti della società e mai dovrebbe essere teatro di violenza, minacce e assurdi atti criminali”. Lo ha dichiarato la responsabile per la Calabria dell’Italia dei Diritti, Pamela Aroi, in relazione a quello che a tutti gli effetti sembrerebbe un attentato intimidatorio, perpetrato la notte scorsa al candidato sindaco di Gioia Tauro, Renato Bellofiore, la cui auto è stata incendiata nel parcheggio davanti la sua abitazione. Il 42enne avvocato, sostenuto da due liste civiche, se la vedrà nel ballottaggio di domenica e lunedì prossimi con Umberto Pirilli, appoggiato dal centrodestra. Al momento non ci sono ancora indizi concreti al vaglio della Polizia del comune calabrese che indaga sull’accaduto.
“È meschino che ignoti approfittino del fatto che quest’uomo ora sia in vista, in quanto aspirante alla carica di primo cittadino, contrastando così gli ideali di cui è portatore, quando invece sarebbero opportuni dialogo e argomenti pregnanti”, sottolinea la rappresentante regionale del movimento per la legalità e la giustizia guidato da Antonello De Pierro. Infine la Aroi nota: “Questo fatto non deve influenzare l’elettorato, ma soprattutto non deve condizionare il candidato Bellofiore che, qualora fosse eletto sindaco, dovrà anche superare la paura di nuovi attacchi”.
Il responsabile per l’Emilia Romagna dell’Italia dei Diritti: “I giornali gridano allo scandalo, ma quando si comincerà a indagare seriamente su questi fenomeni?”
Bologna – “Sempre più spesso i piccoli adolescenti sono coinvolti in episodi come questi e i giornali amano gridare alla scandalo per vendere copie in più. Ma quanto si comincerà a indagare seriamente su tali fenomeni?”. Questo il primo commento del responsabile per l’Emilia Romagna dell’Italia dei Diritti Massimo Cascone in merito alla notizia della denuncia avanzata ai danni di una barista di un locale bolognese accusata di aver continuato a servire alcolici ad una ragazzina quindicenne in evidente stato di ubriachezza. Secondo quanto detto dai medici dell’ospedale dove l’adolescente è stata condotta, sarebbe bastato un bicchiere in più per farla finire in coma etilico. “Poteva accadere a chiunque, ma l’età dei ragazzi è il vero dramma. Non mi risulta – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – che con le maniere forti si possano risolvere i problemi, basti pensare all’inutilità del proibizionismo americano degli anni venti. La legge c’è e la barista ha sbagliato, ma le colpe vanno ricercate a monte. Bisogna indagare sul vissuto di questi ragazzi, spesso abbandonati dalle famiglie e dalle istituzioni – conclude Cascone – e diffondere una morale libera da comunicazioni scandalistiche come quelle dei giornali che mi sembrano indubbiamente poco costruttive”.