La viceresponsabile regionale dell’Italia dei Diritti: “Soldi preziosi inutilizzati danneggiano in modo irreversibile la condizione economica di una regione già in deficit per terremoto, scandali e crisi occupazionale”
“Il problema è che se soldi così indispensabili all’Abruzzo non sono stati spesi ciò è sinonimo del fatto che con molta probabilità i beneficiari di questi interventi, che presumibilmente vengono scelti a tavolino, questa volta non sono stati individuati con prontezza da quelle cariche istituzionali e politiche che ormai usano questi strumenti subdoli e deficitari per professione”. Questo il primo amaro commento della viceresponsabile per l’Abruzzo dell’Italia dei Diritti Barbara Del Fallo alla notizia che, dei 317 milioni di euro di Fondi Sociali Europei a disposizione della regione per il periodo 2007-2013, ne sono stati spesi solo una cifra pari al 5 per cento e ciò che è peggio è che il tempo per poterne usufruire sta per scadere. Prosegue indignata l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro: “Il fatto che il restante 95 per cento della somma non sia stato usato danneggia fortemente in modo irreversibile, data la situazione politico-sociale e lavorativa della regione, la condizione economica già in forte deficit in conseguenza agli scandali finanziari legati al settore sanitario, al disastro economico causato dal terremoto e in seguito soprattutto alla crisi occupazionale che di giorno in giorno mette in ginocchio la forza-lavoro regionale. I nostri politicanti – conclude stizzita la Del Fallo - farebbero bene a ricordarsi almeno ogni tanto non di rinsaldare le proprie tasche ma di utilizzare questi fondi che per loro sono superflui, vista la posizione economica raggiunta, per creare nuovi posti di lavoro che sono - e qualcuno glielo dovrebbe ricordare se loro sono così ‘smemorati’ - il motore economico essenziale per garantire la sopravvivenza e la crescita di ogni società civile”.
Emiliano Varanini, viceresponsabile per la Tutela dei Consumatori del movimento: “L’azienda è invitata a fare chiarezza nei confronti dei propri utenti”
Roma - “Vicenda assurda, che continua a ripetersi ciclicamente. L’azienda che gestisce l’energia elettrica nella città di Roma dovrebbe spiegare il perché di questi continui disservizi e attraverso quale modalità viene affrontata la politica dei conguagli arretrati sulle bollette della luce”.
Queste le dichiarazioni con cui Emiliano Varanini, viceresponsabile per la Tutela dei Consumatori dell’Italia dei Diritti, ha commentato la vicenda di una cittadina romana, M.S., che in una denuncia inviata al movimento guidato da Antonello De Pierro, accuserebbe Acea di non averle più spedito le bollette dei suoi relativi consumi dal momento in cui la stessa azienda avrebbe provveduto alla sostituzione dei vecchi contatori.
Dopo alcuni mesi di attesa, lo scorso dicembre la signora senza nessun tipo di preavviso si sarebbe vista staccare la luce. Contattato il call center dell’azienda si sarebbe scoperto l’errore commesso da Acea, la quale avrebbe inviato per mesi le bollette ad un indirizzo inesistente, un bizzarro via Salaria civico 0.
Nonostante l’evidente disservizio, secondo quanto segnalato dall’utente, le nuove bollette sarebbero giunte finalmente al giusto indirizzo con una messa in mora considerevole per non aver versato i precedenti importi.
“Siccome Acea non è nuova ad episodi del genere – conclude Varanini – invito tutti i cittadini che usufruiscono di questi sevizi a portare avanti una class action secondo l’articolo 141bis del nuovo codice di consumo. Facciamo valere i nostri diritti”.
Il responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “La corruzione nel Welfare italiano traghetta il cittadino direttamente alla bara”
“C’è un evidente legame tra la corruzione e il dissesto finanziario della sanità laziale. Milioni di euro provenienti dall’Erario, utilizzati per acquistare ville e auto di lusso piuttosto che ambulanze e macchinari per gli ospedali”. Con questa netta ed impietosa analisi, il responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti Vittorio Marinelli ha commentato l’ennesima emergenza sanitaria dovuto al sovraffollamento dei reparti ospedalieri. Sempre più critica la situazione nei nosocomi capitolini: ambulanze respinte all’arrivo in Pronto Soccorso, pazienti con codice rosso che stazionano anche per giorni prima che si liberi un posto in reparto. Complice anche il recente taglio dei posti letto, sono circa cinquecento al giorno i malati in lettiga in attesa di una sistemazione in reparto. La cruda analisi di Marinelli prosegue con una critica al sistema di Welfare italiano, “sbandierato solo nei programmi elettorali a differenza di quello scandinavo in cui, a parità di pressione fiscale con il nostro paese, il cittadino è realmente assistito dalla culla alla bara. In Italia invece, si tende a trascurare la prima e garantire la seconda, se un cittadino che arriva in Pronto Soccorso con codice rosso non può essere immediatamente visitato”. Per l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro, la classe politica italiana è a un bivio: “O decide di sopprimere questa parvenza di stato sociale, o allontana dalla gestione della cosa pubblica papponi e corruttori che determinano sistematici casi di malasanità”.
Il responsabile per la Lombardia dell’Italia dei Diritti: “In una scuola pubblica tutti i bambini, indipendentemente dal proprio credo religioso, devono essere bene accetti”
Mantova - “Attraverso questo regolamento, la scuola materna di Goito, comune guidato da una giunta di centrodestra, va a proporre un disegno educativo e di sviluppo della personalità secondo una visione cristiana creando una serie di problemi di tipo religioso e politico di cui francamente si può fare a meno. Non creiamo un problema proprio lì dove non dovrebbe esserci”.
Così Giuseppe Criseo, responsabile per la Lombardia dell’Italia dei Diritti, reagisce alla provocazione lanciata dal consiglio comunale di Goito, paese del Mantovano, che ha varato un regolamento che ammette le iscrizioni alla scuola materna Angeli Custodi solo di bambini provenienti da famiglie che accettano l’ispirazione cristiana della vita.
“In una scuola privata si potrebbe fare di tutto e di più, ma in una scuola pubblica occorre un trattamento paritario e laico – dichiara l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – anche se la maggioranza degli italiani professa una fede cattolica non dobbiamo imporre agli altri il nostro credo religioso”.
Il responsabile regionale dell’Italia dei Diritti: “Occorre fare chiarezza sulle gare d’appalto e appurare come è stato possibile scartare i lavoratori edili locali”
Roma, 23 febbraio 2010 – “Sarebbe interessante sapere come sono avvenute le gare d’appalto relative ai lavori nel capoluogo abruzzese, anche alla luce delle vicende recenti che hanno coinvolto la Protezione Civile. Da parte mia c’è profondo sdegno per la poca attenzione rivolta a queste situazioni dell’Abruzzo. Mi chiedo se si tratti di totale assenza di controllo oppure se c’è una volontà precisa, magari a vantaggio dei soliti noti. La mia vuole essere una denuncia sulla denuncia”. È quanto dichiarato dal responsabile per l’Abruzzo dell’Italia dei Diritti, Emiliano D’Alessandro, che ha espresso tutto il suo disappunto verso il problema, segnalato dal segretario regionale della Filca Cisl, Pietro Di Natale, in merito all’esplosione della cassa integrazione nel settore edile della provincia aquilana che, a fine 2009, è aumentata del 62%. E così, mentre per il ‘progetto case’ e la ricostruzione le imprese edili non del posto hanno impiegato soprattutto manodopera straniera o proveniente da altre regioni, gli operai aquilani sono a casa e con lo stipendio ridotto.
“Bisogna fare chiarezza su questa vicenda – ammonisce il rappresentante territoriale del movimento capeggiato da Antonello De Pierro –. È necessario indagare sulle varie modalità di acquisizione dei lavori di ristrutturazione e appurare come è stato possibile che i dipendenti edili locali siano stati scartati. Il governo Berlusconi continua a spacciare come grandissima la ricostruzione dell’Aquila, ma poi, se si va a parlare con la cittadinanza, ci si accorge che tutto ciò non è avvenuto e permangono ancora profondi disagi”.
Il responsabile per la Lombardia dell’Italia dei Diritti: “Situazione critica, si tratta di un inquinamento rischioso sia per gli uomini sia per gli animali”
Monza - “La fuoriuscita di greggio dai serbatoi dell’ex raffineria Lombarda Petroli potrebbe avere degli effetti devastanti per gli abitanti dei comuni rivieraschi, oltre che per tutti gli animali che popolano le acque del Lambro e del Po”.
È attraverso queste dichiarazioni che Giuseppe Criseo, responsabile per la Lombardia dell’Italia dei Diritti, commenta lo sversamento di 600 mila litri di petrolio nel fiume Lambro, provenienti dalla Lombarda Petroli di Villasanta, comune della provincia di Monza e Brianza.
I liquami hanno già raggiunto il Po all’altezza dei comuni piacentini.
La catastrofe sembrerebbe essere causata da un atto doloso dettato dalla speculazione edilizia dell’area in questione.
Protezione civile, vigili del fuoco e i tecnici dell’Arpa e di Brianza Acque lavorano per la realizzazione di sbarramenti per il contenimento e il parziale recupero del petrolio.
La Regione è sul punto di chiedere lo stato di calamità.
“Non dovrebbe essere difficile risalire agli autori di tale malefatta vista la quantità di greggio immesso nelle acque lombarde – sottolinea l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – e auspico per loro una pena esemplare commisurata all’entità dei gravi danni recati, i cui effetti si vedranno col tempo”.
Il responsabile cittadino dell’Italia dei Diritti critica le scelte dell’amministrazione capitolina paventando rischi analoghi a quelli di via Padova a Milano
Roma – “Pian piano rafforzo la mia convinzione che il numero di reati dichiarato non aumenta a Roma per il semplice fatto che la gente non sa più dove andare a sporgere denuncia e desiste per i reati legati alla microcriminalità. Chiudere altri due commissariati e cinque presidi di polizia non è un deterrente per chi vive d’illegalità, ma costituisce uno sprone a perseverare. Penso al commissariato di Torpignattara, che non è sicuramente in una zona idilliaca, visto che vi sono intere comunità di immigrati, ai quali va tesa la mano per un percorso di integrazione invece di spingerli in un ghetto che li può portare verso un proliferare illecito. È successo in via Padova a Milano nei giorni scorsi e la linea che si profila è analoga anche a Roma”. Duro il monito di Alessandro Calgani, responsabile per Roma dell’Italia dei Diritti, in merito all’imminente chiusura delle sedi di polizia nei quartieri di Porta Pia e di Torpignattara, che vanno ad aggiungersi ad altri commissariati capitolini già dismessi, nell’ottica di quella politica che il sindaco Gianni Alemanno ha definito “non di riduzione ma di trasformazione in presidi mobili”.
“Bisogna interrompere la condanna di comodo a scelte scellerate fatte a spese della sicurezza e non giustificarle con percorsi di riorganizzazione fini a sé stessi”, incalza il rappresentante locale del movimento presieduto da Antonello De Pierro, che poi aggiunge: “Basti pensare alla polizia che abbandona Centocelle per accorparsi ad un commissariato anch’esso sotto sfratto per mancanza di fondi. Come Italia dei Diritti stiamo facendo il massimo, e sicuramente finché i nostri amministratori insisteranno in questi scempi, noi proseguiremo con una determinazione esponenziale per contrastarli”.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Sono del tutto inutili, si pensi a garantire maggiore trasparenza nelle gare d’appalto”
“Gli strumenti per il controllo della corretta esecuzione dei lavori pubblici esistono già, basterebbe applicarli con trasparenza”. Così il vicepresidente dell’Italia dei Diritti Roberto Soldà si scaglia contro le ordinanze recentemente firmate dal sindaco Alemanno, inserite nel regolamento per gli scavi da parte di aziende di pubblico servizio. Queste prevedono tra l’altro la nomina di trentacinque ispettori con potere di elevare multe fino a cinquecento euro per lavori eseguiti non correttamente; le sanzioni possono essere comminate anche nei giorni successivi il termine dei lavori, con l’obbligo inoltre in capo alle aziende di ripristinare in ogni caso il manto stradale. Si tratta dell’ennesimo tentativo di risolvere l’annosa questione delle buche di cui sono costellate le strade della Città Eterna. Una soluzione che per il vicepresidente del movimento presieduto da Antonello De Pierro, “rappresenta solo un’inutile duplicazione degli incarichi, dal momento che esiste già la figura del direttore dei lavori deputata al controllo sull’esecuzione degli stessi”. La questione, per Soldà, va risolta a livello normativo diversamente, “impedendo cioè alle società autrici di una cattiva gestione dei lavori di poter nuovamente partecipare alle gare d’appalto, da condursi con severità e trasparenza. Occorre inoltre – conclude Soldà - rescindere i contratti con le aziende che operano male, come peraltro è avvenuto con la Global Service di Alfredo Romeo”.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Evitiamo che la bagarre elettorale coinvolga il dolore degli abruzzesi, ma niente lezioni morali da questo centrodestra”
Roma – “Sono fermamente contrario alle strumentalizzazioni politiche di una tragedia come il terremoto in Abruzzo. Questo è assodato, e il fatto che in questa regione non ci siano consultazioni elettorali imminenti acuisce ancor di più il grave danno che alcuni politici provocano a questa terra già duramente provata, utilizzando il tema della ricostruzione o dei mancati interventi per meri fini propagandistici, in una bagarre politica che non rispetta il dolore degli abruzzesi. Tuttavia, non accettiamo lezioni di moralità dal presidente Chiodi, che a suo tempo strumentalizzò non poco il caso Del Turco per vincere le elezioni regionali, e che oggi prova a difendere la sua parte politica, visto che il centrodestra non si è mai fatto problemi a speculare sulle grandi questioni e sui piccoli drammi quotidiani di questo Paese”. Lo ha detto il vicepresidente dell’Italia dei Diritti, Roberto Soldà, commentando le dichiarazioni del governatore dell’Abruzzo, Gianni Chiodi, il quale ha invitato i rappresentanti politici e istituzionali a non trasformare il terremoto del 6 aprile 2009 in una occasione di scontro elettorale.
“È sotto gli occhi di tutti quello che succede in Abruzzo a quasi un anno dalla catastrofe. Si fa un gran parlare ma il centro della città è ancora un cumulo di macerie e la gente ha enormi difficoltà. Perciò, auspico che ci siano più fatti concreti e meno parole demagogiche”, ha concluso il numero due del movimento presieduto da Antonello De Pierro.
Il responsabile per Roma dell’Italia dei Diritti: “Decisione opportuna, che non deve trasformarsi in un’operazione di speculazione edilizia”
Roma - “Se la legge viene infranta è inevitabile agire di conseguenza, tuttavia abbiamo il dovere di garantire sempre la dignità di coloro che subiscono provvedimenti che alterano fortemente le proprie condizioni di vita”.
Così Alessandro Calgani, responsabile romano dell’Italia dei Diritti, commenta l’arrivo delle ruspe del Comune per abbattere le prime baracche realizzate abusivamente negli ultimi cinquant’anni a ridosso del mare nell’area dell’Idroscalo di Ostia.
Nel 2002 all’intera zona il piano di assetto idrogeologico aveva attribuito la classe di rischio R4, la più elevata.
Alta la tensione fra i residenti.
“La necessità di azioni preventive al fine di evitare vere e proprie tragedie – denota l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – non deve essere assolutamente tramutata in una mossa di pura speculazione edilizia. Non si commettano gli stessi errori dei progetti già sviluppati su quell’area”.
La viceresponsabile cittadina dell’Italia dei Diritti: “Episodi del genere sono intollerabili. Manca raccordo tra la gente comune e le istituzioni competenti”
Roma – “Il vero problema è sia la mancanza di informazione verso i cittadini, che spesso ignorano l’esistenza dei servizi sociali a cui rivolgersi in caso di bisogno, sia la carenza di comunicazione e collaborazione tra gli enti preposti al controllo. Non c’è, di conseguenza, un raccordo tra la gente comune e le istituzioni competenti. A ciò si aggiunge poi la poca volontà nel fare bene il proprio lavoro, poiché le risorse finanziarie ci sono, manca la voglia. Assistere ad episodi del genere è intollerabile. Questo degrado mi fa paura”. Con queste parole Federica Cocolo, viceresponsabile per Trieste dell’Italia dei Diritti, è intervenuta a commentare la triste vicenda di Alice, la novantunenne con 700 euro di pensione e un figlio a carico a cui il Comune di Trieste ha staccato il gas per morosità, costringendo l’anziana donna a ricorrere a cibi in scatola e forno a microonde. Nelle case Ater del rione Valmaura situazioni di disagio simile sono purtroppo all’ordine del giorno.
“Non si può restare inermi di fronte alla storia di questa donna – avverte la Cocolo –. Purtroppo chi dovrebbe intervenire si ferma spesso al primo step di un iter più complesso che dovrebbe sfociare, con i passaggi successivi, nell’assistenza dei servizi sociali. Gli alloggi Ater ci sono, ed esiste anche una norma in materia che prevede l’affidamento di determinati appartamenti alle persone disabili o ai cittadini disagiati. Ma, purtroppo – conclude la responsabile territoriale del movimento che ha in Antonello De Pierro il suo presidente –, la disinformazione e il malcostume italiano producono questi scempi”.