La Responsabile per la provincia di Latina dell’Italia dei Diritti:”Mi chiedo quanto sia esteso il livello di malavita sul territorio e dove vadano a finire i soldi che vengono sequestrati”.
Latina – La Polizia di Stato di Latina ha effettuato una maxi operazione di sequestro nei confronti del clan Ciarelli, famiglia rom di origine italiana che ha fatto del riciclaggio di denaro, usura e estorsione il fondamento dei suoi affari delinquenziali.”Non è la prima volta – ha dichiarato Camelia Di Marcantonio Responsabile per la provincia di Latina dell’Italia dei Diritti – che le forze di polizia mettono a segno operazioni contro i clan del nostro territorio. Mi chiedo quanto sia esteso il livello di delinquenza e soprattutto dove vadano a finire le enormi somme di denaro sequestrate”.
L’operazione ha portato al sequestro di beni immobili, mobili e conti bancari per un valore di circa 8 milioni di euro. “Sarebbe bene – ha proseguito la responsabile del movimento guidato da Antonello De Pierro – che questi soldi venissero riutilizzati nella giustizia, che a mio avviso ne avrebbe fortemente bisogno vista la scarsità di mezzi in cui sono chiamate ad operare le forze dell’ordine. Se non si farà questo, per via anche della prescrizione, i delinquenti che oggi vengono arrestati nel giro di qualche tempo saranno di nuovo fuori a commettere reati e a portare avanti i loro affari malavitosi”.
La responsabile regionale dell’Italia dei Diritti: “La cattura di determinati soggetti dà un senso di sicurezza che fa riprendere anche fiducia nella giustizia”
Reggio Calabria – “Notizie di questo genere sono sintomatiche del fatto che il meccanismo della giustizia è sempre più attento e grazie a ciò ottiene eccellenti risultati”. Questo il commento di Pamela Aroi, responsabile calabrese dell’Italia dei Diritti, all’arresto di Rocco Morabito, figlio del boss Giuseppe, sfuggito alla cattura nell’operazione “Reale” del 22 aprile. “Sicuramente una nota positiva va fatta verso le forze dell’ordine – continua la Aroi –, a cui va un ringraziamento per l’ottimo lavoro che stanno svolgendo, come conferma un’altra cattura illustre avvenuta in queste ore ai danni di un latitante appartenente alla famiglia Tegano. Sapere che determinati soggetti vengono arrestati – conclude la rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro – dà un senso di sicurezza che fa riprendere anche fiducia nei confronti di una giustizia di cui spesso vengono sottolineate solo lungaggini e brutture”.
Il responsabile ligure dell’Italia dei Diritti: “Tali forme di reato sono aggravate dalla speculazione morale data dalla crisi che si avverte a livello occupazionale”
Genova - Un lavoro in cambio di sesso. È ciò che prometteva un trentenne del quartiere genovese del Legaccio a coloro che rispondevano all’annuncio per un posto da telefonista. Le donne, attirate nell’appartamento dell’uomo con la scusa di un colloquio, sarebbero state ricattate con la scusa del lavoro per ottenere un rapporto sessuale, rigorosamente filmato. La procura sta ancora indagando e i video delle oltre cinquanta persone coinvolte sono stati sequestrati nell’abitazione dell’uomo.
“Episodi del genere – ha commentato Maurizio Ferraioli, responsabile ligure dell’Italia dei Diritti – mostrano come l’attuale crisi porti le persone a sottoporsi a vessazioni e umiliazioni di ogni tipo, perché dover subire avances sessuali durante un colloquio di lavoro è una mortificazione per chi è alla ricerca affannosa di un posto che garantisca un misero stipendio per il sostentamento del proprio nucleo familiare. Auspichiamo, come Italia dei Diritti, che l’intervento della magistratura finalizzato ad accertare la verità e punire tali atteggiamenti sia esemplare, perché tali forme di reato sono sicuramente aggravate dalla speculazione morale data dalla crisi che si avverte a livello occupazionale. Esprimiamo tutta la nostra solidarietà a quelle donne che hanno subìto queste umiliazioni – conclude il rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro –, ribadendo che saremo al loro fianco anche durante l’eventuale vicenda processuale”.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Colpire le officine che operano modifiche su questi mezzi”
Roma – Le minicar, le auto in voga tra i sedicenni di tutta Italia, tornano al centro delle cronache per un nuovo incidente a distanza di pochi giorni da quelli che sono costati la vita a due adolescenti della Capitale. Stavolta l’episodio è accaduto in zona Massa Giuliano, dove un bimbo di cinque anni e sua zia sono stati travolti da una Ligier guidata da un nomade minorenne con assicurazione scaduta. La macchinetta, probabilmente modificata per superare il limite di legge fissato a 45 km/h, ha perso il controllo e si è ribaltata, finendo sui due che camminavano sul marciapiede. A bordo del quadriciclo anche la fidanzata minorenne del nomade, nonostante per i guidatori di età inferiore ai diciotto anni sia vietato trasportare passeggeri. Il bimbo e sua zia, ricoverati presso l’ospedale Pertini, non sono gravi e dovrebbero tornare a casa nel giro di una settimana.
“Quello delle minicar – commenta Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti – è un problema da risolvere quantoprima perché mettono in pericolo la vita non solo di chi guida ma anche di chi, come in questo caso, si trova a passeggiare tranquillamente per strada e può venire travolto da vetture che, pensate per andare a 45 km/h, spesso per le modifiche apportate da officine senza scrupoli si vedono schizzare a più del doppio della velocità. Bisogna innanzitutto far rispettare i limiti imposti a questi quadricicli – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro –, e ciò può essere ottenuto solo colpendo i meccanici che operano interventi fuorilegge su questi mezzi”.
La responsabile Economia e Finanze dell’Italia dei Diritti:” La dimensione economica non è la sola ad essere chiamata in causa dalla crisi, e il suo impatto dovrà necessariamente valutarsi nel tempo”
Roma – Dopo la chiusura della quasi totalità degli aeroporti europei dovuta all’eruzione del vulcano islandese, l’attività aerea nel vecchio continente sta ritornando ormai alla normalità, anche se i danni che la crisi ha prodotto nel tessuto economico dell’Europa sembrano essere assai consistenti.“La crisi provocata dalla nube sprigionata dal vulcano islandese- ha detto Lilia Infelise responsabile per le Economie e le Finanze dell’Italia dei Diritti - ha messo in luce in modo drammatico il forte grado di interdipendenza insito nella così detta globalizzazione, così come ha messo in evidenza il peso della variabile ambientale sull’economia mondiale. Il blocco dei voli ha provocato una catena di impatti sul piano territoriale, dei settori produttivi e dei cittadini, con rilievo di tipo locale, nazionale e internazionale. Migliaia di persone non sono andate al lavoro e le grosse imprese come BMW hanno sospeso la produzione in alcune fabbriche per l’interruzione dei flussi di fornitura. Ma non solo la realtà imprenditoriale europea è stata ferita dalla crisi vulcanica, anche i paesi del Terzo mondo stanno pagando il loro prezzo”.
L’impatto nel breve periodo dunque si sommerà a quello di medio e lungo periodo, e per una stima più accurata del danno economico occorrerà un’analisi più approfondita che tenga in considerazione le molteplici implicazioni causate dal blocco dei voli in Europa. Solo ad oggi la IATA ( International Air Transport Association) ha stimato in 1,7 mld di dollari la perdita per le compagnie aeree. “La dimensione economica - ha concluso l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro - non è la sola ad essere chiamata in causa da questa crisi. Un rilevante impatto, infatti, si è avuto anche nella regolazione dei diritti, basti pensare ai titolari di visti per soggiorno di breve durata e ai passeggeri in transito, bloccati nel territorio dell’Unione Europea”.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Va bene il ravvedimento, ma basta con queste strumentalizzazioni”
Roma – “Accogliamo con piacere il ravvedimento del sindaco leghista, ma è ora di finirla con le strumentalizzazioni. Prima di dare libero sfogo a certe esternazioni sarebbe meglio contare fino a cento”. Interviene così Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti, sulla notizia del ripensamento del primo cittadino di Mogliano Veneto Giovanni Azzolini: l’amministratore del Carroccio aveva, infatti, intenzione di impedire alla banda comunale l’esecuzione di «Bella Ciao» in occasione del giorno della Liberazione, imponendo in alternativa «La Canzone del Piave». L’iniziativa aveva suscitato lo sdegno dell’Anpi, l’Associazione Nazionale Partigiani Italiani, che ha protestato contro la direttiva del primo cittadino, sottolineando l’importanza per la collettività del motivo popolare. Di qui, la marcia indietro di Azzolini. “Crediamo - conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - che i rappresentanti della Lega Nord debbano smetterla di suscitare il malcontento popolare con azioni scellerate”.
Il viceresponsabile per la Sardegna dell’Italia dei Diritti: “Il tema della sicurezza sul lavoro va affrontato con serietà”
Cagliari – “Commentare accadimenti così drammatici in cui si perdono vite è sempre difficile perché all’oggettività dei fatti si aggiungono disagi e dissapori dovuti alla sensibilità umana”. E’ il primo commento di Franco Carta, viceresponsabile per la Sardegna dell’Italia dei Diritti, alla notizia della morte di un operaio, schiacciato da una ruspa in movimento a Santa Maria Coghinas nel comune di Santa Teresa di Gallura. “Purtroppo - continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - viviamo una fase storica in cui incidenti del genere capitano sin troppo spesso. Le motivazioni, sebbene la prassi più consueta sia addossare istintivamente la totalità delle colpe ai datori di lavoro, son sempre molteplici, svariate e tutte dovute agli stessi motivi, quali la mancanza di regole, di rispetto delle regole e di garanzia del rispetto delle regole. E’ tutto il sistema a vivere di escamotage, se chi di dovere non si pone l’obiettivo di affrontare ogni singolo ingranaggio che non funziona, limitandosi ogni volta a incriminare colui che apparentemente possa avere le maggiori colpe, il problema non arriverà mai alla soluzione. Se l’intenzione generale persiste nel voler toccar sempre superficialmente queste problematiche – conclude Carta - tanto vale entrare nell’ottica che le vittime del lavoro fanno parte degli ‘inconvenienti’ da mettere in preventivo come un qualsiasi fattore di rischio, sperando che mai succedano”.