Il viceresponsabile provinciale dell’Italia dei Diritti contesta il sindaco: “Un amministratore che sta devastando un’intera città nella sua dimensione urbana, sociale e culturale perché facilmente manovrabile da una casta politica poco onesta”
Roma – “Vignali come presidente della Fondazione del Teatro Regio colleziona l’ennesima indecenza della sua amministrazione. Un sindaco incapace catapultato da una classe di politici vergognosi a dilapidare il patrimonio comunale, facendo contratti milionari a consulenti e sovrintendenti che hanno già contribuito al fallimento di altre realtà culturali. Un amministratore che sta devastando un’intera città nella sua dimensione urbana, sociale e culturale, perché facilmente manovrabile da una classe imprenditoriale amorale e da una casta politica poco onesta”. A proferire tali stoccate è il viceresponsabile per la provincia di Parma dell’Italia dei Diritti, Paolo Leporati, che lamenta la cattiva gestione della Fondazione del Teatro Regio cittadino di cui il sindaco parmigiano Pietro Vignali è presidente. In particolare uno dei soci storici dell’istituto artistico, la Fondazione Cariparma, ha negato il finanziamento per la stagione lirica 2009/2010 spiegando che nessun contributo verrà elargito senza la dimostrabilità della correttezza di rendiconto, considerati anche i 2,5 milioni di euro di deficit nel bilancio del Teatro.
“Inoltre – aggiunge Leporati – di recente l’ex sindaco di Parma, Elvio Ubaldi, del quale Vignali può considerarsi il delfino, ha dato un parere positivo su tale bilancio, mostrandosi tuttavia molto critico sulla situazione gestionale creata dall’attuale primo cittadino. Auguriamo alla nostra amata città, che il monito contenuto nella risposta della Fondazione Cariparma sia un forte rintocco per le coscienze ancora sveglie e timorate. Altrimenti, dopo il fallimento del Regio vedremo la bancarotta di Piazza Garibaldi, con conseguente ipoteca sull’intera città”, ha concluso l’esponente territoriale del movimento che fa riferimento ad Antonello De Pierro.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti Roberto Soldà: “Sono contrario alla posizione del sindaco. I cittadini hanno il diritto di manifestare il loro malessere”
ROMA - Rischia di essere rotta la tregua imposta dal sindaco Alemanno per evitare l'inflazione di manifestazioni selvagge nella Capitale e i disagi che ne conseguono.
Ieri circa mille studenti del Liceo Righi sono scesi in strada per protestare contro una mancata autogestione dell'istituto mentre per oggi, nonostante sia stato revocato quello di autobus e tram, è previsto lo sciopero degli Ncc, noleggiatori con conducenti. Il sindaco ha minacciato gli operatori assicurando che se la tregua del periodo natalizio non verrà rispettata la polizia sarà costretta ad intervenire
Roberto Soldà, vicepresidente dell'Italia dei Diritti, ha commentato : “Non si possono evitare le problematiche della società trincerandosi dietro il fatto che si crea un problema alla città. Il diritto di manifestare non può essere negato, specialmente in questi mesi in cui i problemi sono tali e numerosi. Il disagio sociale dei lavoratori e degli studenti deve essere accettato e bisogna stare attenti ad evitare provvedimenti che potrebbero causare delle reazioni inverse. Indubbiamente – conclude Soldà – anche i cittadini romani, i turisti e i commercianti devono poter lavorare e vivere in tranquillità, specialmente durante le feste, ma occorre trovare un compromesso evitando misure drastiche”.
Un’analisi attenta e profonda quella del responsabile per l’Immigrazione dell’Italia dei Diritti sulle cifre fornite dalla fondazione
Roma, 15 dicembre 2009 – Dal XV Rapporto Nazionale sulle Migrazioni 2009, presentato dalla Fondazione Ismu il 14 dicembre al Centro Congressi Fondazione Cariplo di Milano, emerge un quadro completo dei flussi degli immigrati in Italia. I dati riportati dalla ricerca evidenziano un costante aumento dell’arrivo di stranieri, tra essi per il 21% di nazionalità rumena, un calo del lavoro irregolare bilanciato dall’aumento di un punto percentuale del tasso di disoccupazione, e soprattutto l’aumento delle seconde generazioni.
A tal proposito il responsabile per l’Immigrazione dell’Italia dei Diritti Emmanuel Zagbla commenta: “Bisogna tener conto di un fattore fondamentale: per i risultati vengono contabilizzati anche gli stranieri comunitari mentre dovrebbero essere prese maggiormente in esame le vite dei non comunitari che rappresentano una fetta sostanziale della nostra collettività. E’ in loro funzione che lo Stato deve mostrare la sua offerta, aumentare le risorse per le strutture scolastiche e sanitarie, rendere migliore l’accoglienza affinché con la popolazione autoctona non nascano conflitti. E’ doveroso – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - rompere questo muro che divide la società reale”.
Antonella Silipigni, responsabile per le Attività Produttive e l’Industria dell’Italia dei Diritti: “Un caso emblematico che poteva essere evitato”
ROMA – Continuano gli scioperi presso la Fiat di Termini Imerese (Palermo) contro la fine della produzione di auto dello stabilimento, annunciata dal Lingotto, a partire dal 2011. Alla mobilitazione dei lavoratori si è aggiunto il contributo dei sindacati, dei commercianti, degli studenti e delle famiglie coinvolte.
Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti, ha dichiarato: “Sono scelte importanti che non devono penalizzare una regione martoriata con problemi di disoccupazione eccessivi rispetto ai dati nazionali, creando ripercussioni sulle famiglie e sulla vita della zona. Quello di Termini Imerese è uno stabilimento storico e mi auguro che venga mantenuta la promessa di un cambio di produzione al posto della chiusura della fabbrica. I lavoratori hanno bisogno di sicurezza e della certezza di un lavoro per almeno uno, due o tre anni”.
Anche Antonella Silipigni, responsabile per le Attività Produttive e l’Industria dell’Italia dei Diritti, vede questa decisione in maniera critica: "Si tratta di un gravoso problema che ci portiamo avanti da anni, frutto del comportamento negligente dell'attuale Governo e della sua assenza al momento delle trattative della Fiat italiana con gli stabilimenti esteri. Sono mesi che in Italia la produzione interna è in calo e ci svegliamo a Natale trovando sotto l'albero questa bella notizia, cronaca di una morte annunciata. Quando all'epoca - continua la Silipigni - gli operai e i sindacati si erano mossi per lamentarsi contro i tagli allo sviluppo e all'innovazione, nessuno ha mosso un dito.
La chiusura della produzione di questo stabilimento porterà conseguenza di riflesso su tutto l'indotto e sulle piccole medie imprese che, lavorando per conto di Fiat, costituiscono l’ossatura del notro Paese”,
Il responsabile regionale dell’Italia dei Diritti: “ Esprimo la mia vicinanza ai lavoratori in lotta per chiedere che i patti siglati vengano rispettati fino in fondo”
Roma, 15 dicembre 2009- “ Mi sento di accordare la mia totale solidarietà ai lavoratori della Fincantieri in lotta contro il deplorevole atto posto in essere dalla proprietà”. Così Maurizio Ferraioli, responsabile per la Liguria dell’Italia dei Diritti, è sceso in campo a sostegno della protesta dei dipendenti dei cantieri regionali della nota azienda navale che non avrebbe erogato loro il premio di produttività previsto dagli accordi sindacali per il mese di dicembre. Il personale nella giornata di ieri ha raggiunto in corteo la sede direzionale, facendo ingresso nello stabile.
“ E’ vero che la congiuntura economica è sfavorevole – ha poi chiosato l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – ma va anche ricordato che il soggetto economico in questione è molto grande e molto solido e senz’altro prevede una programmazione finanziaria basata sulle effettive risorse. Questa non corresponsione di quanto dovuto è un grave danno per i dipendenti e incrina ulteriormente il rapporto di fiducia e il senso di appartenenza verso l’azienda. Invito quindi il management ad attivarsi immediatamente per procedere al pagamento, al fine di non inasprire ulteriormente quel conflitto sociale che sempre più drammaticamente sta emergendo nel nostro Paese”.
Il presidente dell’Italia dei Diritti replica alla proposta-choc dei giovani del PdL di Treviso: “Se tolleriamo un partito come quello di Bossi addirittura al governo, dove occupa quelle poltrone tanto demonizzate al grido di ‘Roma ladrona’, allora non vedo come si possa chiedere l’abolizione di altri partiti democratici”
Roma – “Ci vuole una bella faccia tosta da parte della Giovane Italia di Treviso a lanciare proposte del genere, questo sempre se la proposta sia stata avanzata seriamente. Se, invece, si tratta solo di una manovra pubblicitaria per ottenere un pizzico di visibilità, allora ci facciamo una risata, anche se ai promotori vanno i complimenti per aver ottenuto il loro scopo. Ma, partendo dal presupposto di seriosità dell’iniziativa, la cosa mi preoccupa non poco. Nascendo poi il tutto in una provincia dove il PdL coesiste in alleanza con la Lega Nord, molto rappresentativa, la proposta assume i contorni del paradosso”. È uno dei passaggi chiave del commento pronunciato da Antonello De Pierro, presidente dell’Italia dei Diritti, in merito all’iniziativa alquanto singolare e provocatoria promossa dalla Giovane Italia di Treviso, il movimento giovanile del Popolo della Libertà: abolire per legge quei partiti e quei personaggi pubblici che, a loro dire, inneggiano all’odio verso il premier Silvio Berlusconi. I giovani pidiellini puntano naturalmente il dito contro l’Italia dei Valori e Antonio Di Pietro, contro Rifondazione comunista, Marco Travaglio e Michele Santoro, rei con le loro accuse di aver istigato la violenza contro il Cavaliere.
l’equazione è stata da sempre esplicitata da frasi che non lasciano spazio a dubbi di sorta, su tutte vorrei ricordare le seguenti 'Il tricolore lo uso per pulirmi il culo', 'Imbracceremo i fucili per fermare i romani', 'Pulizia etnica contro i culattoni'. Perciò – prosegue deciso De Pierro – se tolleriamo, seppur a mio parere in maniera indecorosa, un partito come quello di Bossi addirittura al governo, dove occupa quelle poltrone tanto demonizzate al grido di ‘Roma ladrona’, ma che poi diventano molto comode per le terga padane, allora non vedo come si possa chiedere l’abolizione di altri partiti democratici”.
Quanto all’aggressione di cui il presidente del Consiglio è stato vittima domenica sera, Antonello De Pierro, nel rinnovare la sua ferma condanna verso il gesto di Massimo Tartaglia, osserva: “In questi giorni avevo deciso di non parlare della campagna di odio, spesso alimentata da Berlusconi, contro fondamentali organi istituzionali, ma in questa occasione non posso astenermi. Al contrario dei leghisti non posso affermare che il premier abbia mai istigato esplicitamente alla violenza, tuttavia non si può certamente negare che abbia usato espressioni forti contro la magistratura, contro il Capo dello Stato, contro la Consulta, contro chiunque abbia cercato di svolgere il proprio dovere istituzionale nel migliore dei modi, anche se spesso ciò era inviso al premier, e persino contro gli stessi cittadini italiani che politicamente la pensano diversamente da lui, basti ricordare quando definì ‘coglioni’ gli elettori della sinistra. Quindi, il mio invito è a stemperare i toni, a riportare la contesa nei confini del leale confronto democratico e a rispettare gli organi di garanzia previsti dalla Costituzione. Chiedere la soppressione per legge dell’Italia dei Valori equivale a dire ‘aboliamo chi in Parlamento cerca spesso invano di affermare i principi di legalità e giustizia’. Chiedere, invece, di procedere duramente contro professionisti come Santoro e Travaglio significa avere un concetto autoritario del giornalismo, volto al controllo totale dell’informazione, come già avviene in larga parte. In un paese democratico è l’informazione che controlla la politica e non viceversa, e Santoro e Travaglio, insieme ad altri pochi, stanno svolgendo semplicemente il loro mestiere di giornalisti, in un scenario desolante di servi della comunicazione mistificata genuflessi al potere”.
In chiusura del suo intervento il numero uno dell’Italia dei Diritti si dice d’accordo con il provvedimento di segnalare quei siti web che inneggiano alla violenza e all’odio, ma chiarisce: “Sono d’accordo con questa iniziativa, però mi suscita qualche perplessità che tali ferme prese di posizione siano emerse solo ora, mentre la presenza di gruppi facinorosi su Facebook si verifica da tempo. Mi chiedo come mai tali saldi principi non siano stati espressi per i gruppi pro-Totò Riina, per quelli che decantano la mafia o altre forme di criminalità”.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Chi vuole lavorare nel nostro Paese, straniero o italiano che sia, deve farlo nella cornice della legalità”
Roma, 15 dicembre 2009- “ Non è tollerabile che ci siano persone che introducano cibi avariati nel mercato italiano, in totale spregio delle regole e del buon senso”. Così si è espresso Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti, in merito all’operazione condotta dai NAS che ha portato alla scoperta di 3 aziende di alimenti etnici che distribuivano nel Lazio consistenti quantitativi di prodotti pericolosi per la salute umana. Spezie di vario tipo scadute, larve di insetti frammiste a cereali e biscotti, stipati in condizioni igienico sanitarie fatiscenti, per un totale di 20 tonnellate in giacenza: questo il bottino sequestrato dai Carabinieri.
“ Mi congratulo – ha aggiunto l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro- con le forze dell’ordine che, nonostante siano attanagliate da una cronica carenza di personale e risorse, riescono a mettere a segno blitz di questa portata. Aggiungo poi che è opportuno, avvalendosi anche di operatori specializzati in mediazione culturale, trasmettere a quanti entrano nel nostro territorio l’idea di lavorare nel rispetto della legalità e delle norme sulla sicurezza alimentare”.
La responsabile provinciale dell’Italia dei Diritti commenta l’insolito metodo di riciclaggio della cancelleria del tribunale
Roma, 15 dicembre 2009 – La mancanza di risorse per le cancellerie dei tribunali è storia purtroppo assai nota. Il palazzo di Giustizia di Latina è balzato agli onori della cronaca per una politica di riduzione degli sprechi senza se e senza ma, tanto da riutilizzare come materiale per fotocopie vecchi fogli in cui sono riportate alcune intercettazioni relative al fascicolo di un processo in primo grado.
“La prima cosa che salta all’occhio è l’illegittima diffusione delle informazioni giudiziarie - commenta Camelia Di Marcantonio, responsabile per la provincia di Latina dell’Italia dei Diritti - nonché un’inammissibile incuria per importanti documentazioni processuali e desta stupore il totale disinteresse per la tutela della privacy dei cittadini. La giustizia italiana, risorsa posta sotto scacco dai tagli del Governo, è costretta a servire la popolazione in una condizione del tutto insufficiente. Sono forse questi i presupposti per applicare il Processo breve?”, conclude l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro.
La reazione di Brunetto Fantauzzi e Luigino Smiroldo, rispettivamente responsabile per la provincia di Roma e viceresponsabile per la Sanità del movimento, in merito alla tragedia avvenuta presso l’ospedale di Albano Laziale
Roma, 14 dicembre 2009 - E’ deceduto dopo 48 ore di agonia su una barella del pronto soccorso dell’ospedale San Giuseppe di Albano Laziale Cesare Bellagamba, cinquantenne cardiopatico e diabetico, senza che nessun nosocomio regionale abbia dato disponibilità per un posto per il ricovero. L’incredibile vicenda desta l’indignazione del responsabile per la provincia di Roma dell’Italia dei Diritti Brunetto Fantauzzi, che dichiara: “Possibile che non ci fosse neppure un letto libero in medicina o in pneumologia? Negli ultimi tempi ci sono state altre tragedie che hanno interessato i pronto soccorso della provincia capitolina. Il 9 novembre scorso una donna è morta all’Umberto I, il 10 al Pertini un operaio di 50 anni, sempre per la medesima incuria. Ora il caso di Albano: la procura vuole vederci chiaro sul tipo di assistenza data. Quello che sembra sconcertante – continua – è l'affermazione di Esterino Montino in merito ai soldi a disposizione per la costruzione di un nuovo policlinico ai Castelli Romani, nonostante le carenze che affliggono le strutture già esistenti.
Gli fa’ eco il viceresponsabile per la Sanità Luigino Smiroldo, che aggiunge: “Ancora una volta ci arrivano notizie su carenze e disservizi nelle regioni del centro-sud. È inammissibile che una persona debba rimanere per giorni su una portantina in attesa delle cure vitali. Non c’e’ attenuante che tenga perché è stata violata la sacralità della vita e nessuno potrà porre rimedio. Esprimo solidarietà ai familiari e auspico che la giustizia accerti le eventuali responsabilità per quanto accaduto. La mancanza di posti liberi – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - è la più imbarazzante tra le scusanti possibili e soprattutto un insulto gratuito post mortem”.
La responsabile cittadina dell’Italia dei Diritti: ”Laicità espressione di pluralismo senza imposizioni”
Il viceresponsabile per la provincia di Roma dell’Italia dei Diritti commenta il forte disagio che colpisce gli abitanti delle zone interessate
Roma, 14 dicembre 2009 - Nella Valle del Sacco, regione del Lazio meridionale, sorge un grosso distretto industriale che, a causa dell'intensa attività soprattutto chimica, ha prodotto negli ultimi trent’anni un sovraccarico di inquinamento, tale da contaminare i terreni e le falde acquifere della zona, per la quale, già nel 2006, è stato dichiarato lo stato di “emergenza socio – economico - ambientale". L’allarme ecologico interessa anche diversi comuni limitrofi quali Gavignano, Segni, Paliano e Anagni, vittime, secondo le stime, di 60mila tonnellate di rifiuti bruciati che diffondono veleni, pesticidi e diossina. “La politica deve aprire gli occhi e trovare soluzioni concrete”, dichiara Tullio Galassetti, viceresponsabile per la provincia di Roma dell’Italia dei Diritti, e aggiunge: “Studi sul terreno nell'area industriale di Colleferro e parziali quanto insufficienti bonifiche sono state finanziate dalla Regione Lazio. I residenti hanno il sacrosanto diritto di poter vivere dignitosamente e, soprattutto, di essere tutelati. Siamo convinti che prevenire sia meglio che curare e auspichiamo che la prossima amministrazione regionale prenda importanti provvedimenti per giungere alla soluzione. A tal proposito - continua Galassetti - chiediamo due cose agli schieramenti che si confronteranno nella prossima tornata elettorale: spiegarci cosa intendono fare e metterlo per iscritto nei programmi cercando un rapporto di comunicazione costante e continuo con gli abitanti, perché – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - troppe volte e da troppo tempo si chiacchiera e basta. E’ l’ora dei fatti!”.