La responsabile provinciale dell’Italia dei Diritti accoglie con favore la partenza della squadra guidata dal professor Evangelista
In seguito al terremoto che ha causato oltre 100.000 vittime ad Haiti, si è messa in moto la macchina della solidarietà. Tra le città più attive Pisa, il cui gruppo di Chirurgia d’Urgenza diretto dal professor Giuseppe Evangelista è partito stamattina per prestare soccorso ai superstiti del sisma. Un equipe di venti tra chirurghi, anestesisti e infermieri cui Italia dei Diritti, nella persona della responsabile pisana Sara Attanasio, intende plaudere ufficialmente: “Il mio commento non può che essere positivo”, ha affermato la rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro. “La Toscana – aggiunge – si è sempre dimostrata molto collaborativa di fronte a catastrofi del genere. Ora non resta che augurare buon lavoro e buona fortuna a tutta la squadra del professor Evangelista. Suppongo ne avranno bisogno”.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Basta proclami, c’è bisogno di un coordinamento”
La Sala Sistema Roma, la cabina di regia atta a coordinare le sale operative degli enti attivi sul territorio comunale, è al centro di un’aspra querelle tra il capo dei vigili urbani Giuliani e il generale Mori, colui che per un anno e mezzo ha lavorato per gettare le basi del progetto. Il sindaco Alemanno starebbe infatti per emettere l’ordinanza che affida a Giuliani il centro operativo, con buona pace dell’ufficiale. Tra scontri diplomatici e ordinanze, della Sala Sistema Roma, la cui inaugurazione era stata annunciata per Natale, non c’è ancora traccia.
“Questo evidenzia quanto questa amministrazione tenda a rimanere impelagata nell’ortodossia amministrativa”, ha commentato Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti. “Del problema sicurezza si è già parlato fin troppo – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro –; serve sicuramente un coordinamento ma basta con i proclami perché il tempo per capire e valutare la situazione è trascorso, ora bisogna solo agire in maniera rapida”.
Vittorio Marinelli, responsabile per la Tutela dei Consumatori: “Si chiude una falla e se ne apre un’altra, questo provvedimento aumenterà i ricorsi al Prefetto”
“La situazione è analoga alla nave dei folli che anziché turare la falla ne apre un’altra mentre la nave allegramente affonda”. Questo il sarcastico commento del responsabile per la Tutela dei Consumatori dell’Italia dei Diritti Vittorio Marinelli sul provvedimento del pagamento di minimo trentotto euro per far ricorso al giudice di pace anche per multe di minore importo. “Il legislatore – spiega l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - , convinto di risolvere il problema dell’ingolfamento dei giudici di pace, ha creato le sicure premesse per il collasso degli uffici del Governo ex prefetture. E’ facile infatti essere profeti nell’immaginare come l’inferocito popolo italico non perderà la catarchica soddisfazione del ricorso, semplicemente opterà per quello, esente da spese, della via amministrativa davanti al prefetto. La situazione è oltremodo complessa perché riguarda la problematica della mobilità negata e la necessità dell’utilizzo del mezzo privato. La mancanza d’infrastrutture che rende inevitabile il comportamento non ligio al codice della strada, l’inadeguatezza della prassi amministrativa che mostra il fianco a facili ricorsi, il diritto costituzionale alla giustizia ma anche le sacrosante esigenze di bilancio. In mezzo a questo caos – conclude Marinelli - non si sa come uscirne e continua il mistero italiano di come facciano gli aerei a volare senza precipitare visto la banda d’impiastri che governa la complessità dei fenomeni. Certamente c’è il rischio di eliminare l’unico sfogo di un popolo che anziché indignarsi collettivamente per il dissesto generale, si accontenta di innocue proteste davanti a già pensionati, ora giudici di pace, in questa farsa nazionale nella quale sono tutti spettatori e attori”.
La protesta di cinquantamila residenti in Regione trova il sostegno dell’Italia dei Diritti
La discarica di Malagrotta, la più grande d’Europa, continua a far parlare di sé. I comitati di quartiere Malagrotta, Pisana ’64, Bravetta, Massimina e Ponte Galeria stamattina verranno ascoltati dall’assessore Fabio De Lillo in merito alle richieste di monitoraggio ambientale da parte di un ente terzo. I cinquantamila residenti, dopo cinque anni di proroghe, chiederanno inoltre l’indicazione di una data ultima e definitiva per la chiusura della discarica.
Italia dei Diritti, da sempre sensibile alle tematiche ambientali, nella persona del responsabile romano Alessandro Calgani, intende manifestare il proprio sostegno nei confronti dei cittadini del XVI Municipio: “Quando si transita davanti a Malagrotta emerge la comprensione se non addirittura la pena per chi abita in zona”, ha commentato l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro. “E' una provocazione – spiega –, forse neanche troppo, ma inviterei tutti coloro che devono decidere le sorti della discarica più grande d'Europa a risiedere per una settimana nei pressi di questo scempio. Quello che vorrei è innanzitutto mettere in piedi un sistema di monitoraggio ambientale con controllo fumi e condotte idriche a tutela dei residenti e individuare collaborativamente, tra organi istituzionali e AMA, un progetto di smaltimento dei rifiuti in altro sito e con politiche di rigenerazione efficienti che non possono prescindere da una raccolta porta a porta. La condivisione ci deve essere – conclude Calgani – così come la disponibilità reciproca degli attori chiamati in causa e non può presentarsi solo quando si regalano all'AMA risorse destinate ai cittadini, quali il complesso del Centro Carni, al fine di risanare un bilancio frutto di una gestione dissennata di un’azienda municipalizzata”.
Antonella Aprile, responsabile per l’VIII Municipio del movimento: “Esorto Poste Italiane a mettere realmente le persone al primo posto, non solo sui suoi slogan”
“Sostengo assieme alle forze politiche dell’ VIII Municipio la battaglia degli abitanti del quartiere che hanno visto violati alcuni dei loro diritti essenziali”. Questa la dichiarazione di Antonella Aprile, responsabile dell’ Italia dei Diritti per l’ VIII Municipio di Roma che segnala le negative ripercussioni sui cittadini per la chiusura dell’ufficio postale di piazza Erasmo Piaggio, filiale n. 120, avvenuta il 22 dicembre scorso dopo sessantasei anni di attività. Conseguenze che ricadono sulle fasce più deboli come anziani, disabili o malati. La filiale serve circa quindicimila persone, poiché oltre ai residenti del quartiere è utilizzata anche da utenti di Fontana Candida, Villa Verde, Torre Gaia. “Nel provvedimento di chiusura si legge – spiega l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - che la sede non era più adeguata alle esigenze del servizio e si presentava non conforme alla vigente normativa in materia di igiene e sicurezza sul lavoro e che Poste Italiane abbia già incaricato il personale della propria struttura immobiliare di trovare la soluzione più idonea per il riposizionamento nella stessa zona del Villaggio Breda dell'ufficio postale appena chiuso. Mi chiedo – prosegue polemica la Aprile - se non fosse stato il caso di evitare il disagio posticipando la chiusura della vecchia sede appena trovata la nuova. Se la motivazione non fosse questa, ma legata ad una logica di natura economico aziendale, allora Poste Italiane ci ha preso in giro. Quindi, in attesa che sulla situazione si faccia quanto prima chiarezza con un intervento deciso che chiami in causa le componenti politiche istituzionali del territorio, ritengo doveroso unirmi al coro di protesta dei i cittadini di Villaggio Breda. Sia questi che alcuni politici locali, hanno manifestato il loro dissenso con grande civiltà dinnanzi alla sede postale su via Casilina e organizzato un sit-in presso il Campidoglio l’8 gennaio scorso. A tutti loro – conclude la Aprile – va il mio pieno sostegno per una battaglia legittima tesa a ripristinare uno dei diritti più elementari e a esortare Poste Italiane a ‘mettere le persone al primo posto’ in modo concreto e non solo negli slogan aziendali”.
La responsabile per i Trasporti dell’Italia dei Diritti: “Oltre al problema tecnico c’è quello sociale di quanti hanno difficoltà motorie o handicap gravi”
“E’ una situazione scandalosa che riflette quella in cui verte il nostro Paese, ormai agli ultimi posti per quel che riguarda il contesto europeo”. Così Maruska Piredda, responsabile per i Trasporti dell’Italia dei Diritti, commenta il poco invidiabile record della stazione di Torino Lingotto, la cui scala mobile è ormai fuori uso da 104 giorni, con comprensibili disagi per gli utenti, in particolar modo per i disabili.
“Di fronte a casi di questo tipo – continua la Piredda – non si tratta soltanto di risolvere un problema tecnico, bensì un allarme di ordine sociale, ossia quello di avere delle ditte che lavorino in modo efficiente e in tempi utili. La conseguenza peggiore, poi, è che ci sono persone in condizioni fisiche disagiate che diventano prigioniere perché non hanno possibilità di prendere il treno. Nei paesi del nord Europa non sarebbe mai accaduto. Non ci sono giustificazioni davanti a questa situazione – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – e attendo con ansia che si risalga ai colpevoli”.
Le voci del movimento con gli interventi del responsabile per il I Municipio Emiliano Varanini e del vicepresidente Roberto Soldà a un mese dall’avvio della raccolta differenziata
“Il problema è a monte: l’Ama ha problemi d’indebitamento e occorrerebbe verificare se la recente ricapitalizzazione dell’azienda è servita per migliorare il servizio o per aumentare il suo debito. La vera questione sembrerebbe la scarsa volontà politica nell’incrementare la raccolta differenziata”. Questo il primo commento del responsabile per il I Municipio di Roma dell’Italia dei Diritti Emiliano Varanini riguardo allo stato di degrado causato dai rifiuti sparsi per le strade della Capitale. Ad incrementare questa situazione ci sono le proteste dei residenti per la disorganizzazione relativa al tortuoso avvio della raccolta differenziata e la scarsa organizzazione in fatto di ritiro dei vari tipi di materiali. “Il punto cruciale – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - sta nel fatto che bisognerebbe ridisegnare globalmente il sistema puntando più sul riuso e sul riciclo che sullo smaltimento. Per farlo sarebbe necessaria una seria e concreta campagna d’educazione volta a conseguire due principali obiettivi: quello di una minore produzione di spazzatura e quello della migliore riutilizzazione di quella esistente. Si è puntato più sullo smaltimento che sul riciclo: l’attuale politica dei rifiuti non persegue questi traguardi. Viene imposta la raccolta differenziata ma poi non si sa bene dove finisce l’immondizia. C’è inoltre – spiega Varanini - una totale disorganizzazione giustamente denunciata dagli abitanti del centro storico di Roma. E’ ora che ci rendiamo conto che lo smaltimento è molto costoso e che non ci si può permettere una situazione di simile degrado. Ci vorrebbe una maggiore razionalizzazione e a tale scopo sarebbe utile verificare quali iniziative sono state fatte per migliorare l’aspetto organizzativo e andare più incontro alle esigenze e alle difficoltà dei cittadini”. In aggiunta a questa voce, giunge la stoccata del vicepresidente dell’Italia dei Diritti Roberto Soldà che così commenta: “Questa è la risposta del sindaco Alemanno al tanto proclamato decoro cittadino. L’immagine della nostra Capitale, orgoglio mondiale, è davanti gli occhi di tutti: turisti e cittadini. L’iniziativa – spiega Soldà – è lodevole ma per farla funzionare è necessaria un’organizzazione capillare ed efficiente e per ottenere questi risultati occorre una capacità gestionale di tipo ‘svizzero’ altrimenti si creano pasticci come quelli che vediamo. Bisogna infine limitare al minimo il disagio dei residenti, in maggioranza anziani, che spesso non dispongono di balconi per depositare la spazzatura o non possono recarsi nei punti di raccolta sia perché gli orari sono incompatibili con quelli dei lavoratori o semplicemente perché le persone di una certa età sono fisicamente impossibilitate a camminare con sacchi pesanti fino ai camioncini. La questione – conclude Soldà – è urgente ed è utile ascoltare i suggerimenti degli abitanti della zona per pianificare un’organizzazione più efficiente che restituisca a Roma l’immagine splendente degna di una capitale europea del suo rango”.
Il responsabile per la Lombardia dell’Italia dei Diritti: “Come al solito la giustizia non è uguale per tutti”
Paolo Berlusconi è stato condannato a quattro mesi e quindici giorni di carcere nell’ambito del processo per gli illeciti sulla discarica di Cerro Maggiore, in provincia di Milano. Dal 1993 al 1995 la società Simec, gestrice del sito, ha emesso fatturazioni false per un totale di 5 miliardi del vecchio conio. I reati però sono coperti da indulto, quindi la pena potrebbe essere condonata.
“Come al solito la giustizia non è uguale per tutti e questo ci fa specie perché se vogliamo un Paese giusto ci dev’essere una giustizia equa”, il commento a caldo di Giuseppe Criseo, responsabile per la Lombardia dell’Italia dei Diritti. “Chi approfitta delle leggi ad personam – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – si pone al di sopra della legge e noi non possiamo far altro che denunciare queste situazioni che ledono i diritti dei cittadini tutelandone alcuni meno di altri”.
Camelia Di Marcantonio, responsabile per la provincia di Latina del movimento: “A rischio i fondi disposti dalla Regione Lazio per le operazioni di risanamento dell’area”
Roma, 11 gennaio 2010 - “Con grande disappunto apprendiamo che i problemi non sono stati risolti, ancora non sono iniziate le operazioni di scavo che sono state bloccate nonostante la disponibilità dei fondi pari a cinquecentomila euro, disposti dalla Regione Lazio”. Queste le prime parole della responsabile per la provincia di Latina dell’Italia dei Diritti Camelia Di Marcantonio sull’annosa questione dell’avvio delle operazioni di scavo per la bonifica dei bacini S1 e S2 della discarica di Montello e lo smaltimento degli eventuali rifiuti tossici interrati da anni. Fondi che rischiano di andare perduti nel caso si dovessero allungare ulteriormente i tempi fino alle elezioni regionali di marzo. Prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro: “L'Italia dei Diritti chiede di fare chiarezza sui veri motivi di questa situazione di stallo. O forse vi sono altri interessi che dominano il perdurare del mancato intervento di tutela sulla salute di migliaia di persone? Si spera – conclude amaramente la Di Marcantonio - che chi di dovere abbia avvisato la cittadinanza a non utilizzare le acque dei pozzi, né a bere quella dei rubinetti a titolo precauzionale”.
La responsabile locale dell’Italia dei Diritti: “Le colpe sono tutte di un governo miope”
Dopo gli aumenti scattati a gennaio nei listini dei bar associati alla Fiepet-Confesercenti, il prossimo mese sarà il turno dell’altra associazione di categoria, la Fepam-Ascom, il cui nuovo listino permetterà ai gestori dei bar di far lievitare il prezzo di un espresso fino a 1,10 euro. Gli aumenti in arrivo non riguarderanno solo i prodotti di caffetteria, ma anche superalcolici, aperitivi e liquori.
“Il rincaro dei prezzi potebbe essere visto come una misura compensativa del mancato abbassamento delle aliquote fiscali”, ha commentato Antonella Silipigni, responsabile per la città di Genova dell’Italia dei Diritti. “La crisi – spiega – continua a mietere vittime tra coloro che hanno un’attività. Fino a qualche anno fa questi erano additati come coloro che evadevano di più le imposte. In realtà, avendo una tassazione così alta, erano costretti a trovare escamotage per sopravvivere. Siamo arrivati al punto in cui per non chiudere si rischia di perdere il cliente. A Genova un aumento di questo genere è sicuramente poco gradito, ma se non si vuole fallire qualcosa si deve fare”.
Quanto alle responsabilità di tale situazione, l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro ha le idee chiare e punta il dito contro il governo: “La causa principale è riconducibile a una politica miope – conclude la Silipigni –, incapace di attuare una riforma fiscale seria sullo stampo di quella francese”.
Pur pagando il noleggio gli utenti non possono sostituire gli apparecchi. Sulla questione interviene Vittorio Marinelli, responsabile per la Tutela dei Consumatori del movimento
Roma - “Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Telecom raccoglie l’eredità della monopolista Sip, di conseguenza non stupiamoci di ciò che sta accadendo. Oggi però, più che in passato, il consumatore dà credito a chi lancia messaggi ingannevoli con la pubblicità, rimettendo la propria fiducia nelle mani di chi non la merita.”
Queste le parole con cui Vittorio Marinelli, responsabile per la Tutela dei Consumatori dell’Italia dei Diritti, commenta la situazione paradossale che si sta verificando nel XIII municipio di Roma.
Secondo le denunce raccolte dal nostro movimento, a Ostia e dintorni, sarebbe impossibile ottenere la sostituzione del proprio apparecchio telefonico danneggiato, come garantito da contratto, perché Telecom non rifornisce i punti vendita autorizzati.
Da Sintesi, che è uno di questi punti, fanno sapere che da quasi tre mesi Telecom non invia più gli apparecchi da dare in sostituzione, costringendo i clienti, che continuano a pagare il canone di noleggio, a comperare un telefono fisso nuovo.
Dal call center Telecom, dopo un periodo d’attesa di quasi dieci minuti, si danno risposte evasive con la promessa di verificare la questione.
“Se le associazioni dei consumatori con i milioni di euro che ricevono dal Ministero dell’Industria volessero fare una volta tanto una cosa buona e giusta, dovrebbero accompagnare tutti i cittadini abbindolati dalla Telecom davanti ad un giudice per chiedere l’adempimento coatto contenuto nella promessa al pubblico – sentenzia l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – Tuttavia, sappiamo che il lupo, così come i polli, nel pollaio ci sguazza a meraviglia”.