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Italia dei Diritti

Movimento politico nazionale
per la difesa dei diritti dei cittadini.

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Arrestati 56 falsi invalidi a Napoli, lo sdegno di D’Auria

Il responsabile per la Campania dell’Italia dei Diritti: “Spero che l’attenzione di cui non devono godere questi truffatori venga prestata a chi ha realmente bisogno”


Napoli – Sono 56 le persone arrestate la scorsa notte a Napoli dai carabinieri per la riscossione illegittima e reiterata di pensioni di invalidità. Gli arrestati, per la maggior parte di sesso femminile, dovranno rispondere a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danno dello Stato, contraffazione di pubblici sigilli e falsità materiale ed ideologica in atti pubblici. Gli inquirenti, al termine di un’indagine avviata tre anni fa, avevano notato un’altissima percentuale di invalidi a Pallonetto di Santa Lucia, alcuni dei quali, dichiaratisi non vedenti, guidavano tranquillamente le auto o leggevano il giornale mentre erano in fila all'ufficio postale.

 

“Fa piacere che i carabinieri abbiano concluso quest’indagine arrestando i colpevoli di quelle che sono vere e proprie truffe”, ha dichiarato Antonio D’Auria, responsabile regionale dell’Italia dei Diritti. “Spero che questi arresti – continua – facilitino l’evolversi della situazione nei confronti di chi ha relmente bisogno e che quotidianamente deve battersi contro una burocrazia che non finisce mai per vedere riconosciuti i propri diritti. Spero che l’attenzione di cui non devono godere questi truffatori venga data a chi ne ha effettivamente bisogno – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – e ringrazio pubblicamente i carabinieri per il lavoro svolto”.

Senza conto in banca non gli cambiano gli assegni, Marinelli commenta

La vicenda ha avuto luogo in una banca di San Giovanni Valdarno. Il responsabile per la Tutela dei Consumatori dell’Italia dei Diritti: “Questo episodio dimostra la pressante esigenza di una riforma legislativa”

 

Roma – “È necessario che le prepotenze delle banche vengano finalmente codificate, così tanti poveri illusi smetteranno di pensare che l’unica moneta avente il valore legale in Italia e nel mondo sia quella dello Stato”. Ha commentato così Vittorio Marinelli, responsabile per la Tutela dei Consumatori del movimento Italia dei Diritti, la vicenda che avrebbe per  protagonista un abitante di San Giovanni Valdarno, in provincia di Arezzo. Alessandro Caini, questo il suo nome, si sarebbe infatti visto rifiutare il cambio di un assegno dalla Banca del Valdarno Credito Cooperativo perché non correntista. In una segnalazione al nostro movimento Caini ha spiegato come da anni ormai il suo principale gli paghi lo stipendio tramite assegno della suddetta banca dove quest’ultimo avrebbe il conto. Da sempre si reca in quella stessa filiale per riscuotere l'assegno e ogni volta dichiara di esserne uscito con i con i contanti. Da 6 mesi la banca avrebbe introdotto una commissione di cambio assegno di 3,00 euro (poi passata a 5,00 euro) per chi non sarebbe titolare di un conto. Pochi giorni fa Caini, a suo dire, sarebbe stato mandato via dallo sportello perché non correntista e, dopo aver parlato con il vicedirettore di filiale, sarebbe stato semplicemente liquidato con la spiegazione che ogni banca può mettere delle sue regole e che con quello che spendeva di commissione poteva aprire un conto. Di fronte alla richiesta di una dichiarazione scritta e firmata su questa nuova disposizione, il vice direttore si è rifiutato. “Le banche fanno ormai il buono e il cattivo tempo- ha continuato l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -. Norme quali quelle contenute nella legge sugli assegni per le quali sarebbe sufficiente l’esibizione del titolo per ottenere il pagamento in dobloni sonanti fanno ridere addirittura i polli, diventati ormai colleghi dei tanti italiani bombardati di continuo da messaggi pubblicitari irreali e demenziali che non si accorgono come al potere dello Stato si è sostituito quello dei banchieri. Forse occorrerebbe una causa pilota se non addirittura una class action nelle quali i prenditori di assegni dovrebbero rifiutare questi ultimi come mezzo di pagamento avendo efficacia liberatoria nei confronti del traente. Probabilmente però interverrebbe la giustizia a dare soddisfazione ai nuovi impuniti padroni”.

 

Fini sgomita all’interno del Pdl, il commento di Soldà

Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti:“ Sono entusiasta delle ultime dichiarazioni di Fini anche se le aspettavamo già da tempo”


Roma  Stando alle ultime dichiarazioni rilasciate dal Presidente della Camera Gianfranco Fini, la coalizione necessita al più presto di un riassesto organizzativo. Ecco allora che il Pdl sembra ultimamente diviso tra guelfi e ghibellini quindi “finiani” e “antifiniani” che stanno rilasciando molteplici dichiarazioni atte a far tendere l’ago della bilancia ciascuno a favore della propria ”bandiera”.Finalmente l’onorevole Gianfranco Fini prende voce in capitolo, puntando dritto allo scopo di pretendere uno spazio maggiore all’interno della maggioranze. A riguardo seguono le dichiarazioni rilasciate dal vicepresidente dell’Italia dei Diritti Roberto Soldà :” Indubbiamente fini chiede una maggiore democrazia interna ed il rispetto di chi ha partecipato alla fondazione del partito stesso. Tutto ciò và a cozzare con l’invadente egocentrismo del premier, certamente infastidito dall’indiscussa storia politica del Presidente della Camera Gianfranco Fini”. L’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro conclude: “Sono entusiasta delle sue ultime dichiarazioni anche se le aspettavamo già da tempo”.

 

Senza conto in banca non gli cambiano gli assegni, Marinelli commenta

La vicenda ha avuto luogo in una banca di San Giovanni Valdarno. Il responsabile per la Tutela dei Consumatori dell’Italia dei Diritti: “Questo episodio dimostra la pressante esigenza di una riforma legislativa”

 

Roma – “È necessario che le prepotenze delle banche vengano finalmente codificate, così tanti poveri illusi smetteranno di pensare che l’unica moneta avente il valore legale in Italia e nel mondo sia quella dello Stato”. Ha commentato così Vittorio Marinelli, responsabile per la Tutela dei Consumatori del movimento Italia dei Diritti, la vicenda che avrebbe per  protagonista un abitante di San Giovanni Valdarno, in provincia di Arezzo. Alessandro Caini, questo il suo nome, si sarebbe infatti visto rifiutare il cambio di un assegno dalla Banca del Valdarno Credito Cooperativo perché non correntista. In una segnalazione al nostro movimento Caini ha spiegato come da anni ormai il suo principale gli paghi lo stipendio tramite assegno della suddetta banca dove quest’ultimo avrebbe il conto. Da sempre si reca in quella stessa filiale per riscuotere l'assegno e ogni volta dichiara di esserne uscito con i con i contanti. Da 6 mesi la banca avrebbe introdotto una commissione di cambio assegno di 3,00 euro (poi passata a 5,00 euro) per chi non sarebbe titolare di un conto. Pochi giorni fa Caini, a suo dire, sarebbe stato mandato via dallo sportello perché non correntista e, dopo aver parlato con il vicedirettore di filiale, sarebbe stato semplicemente liquidato con la spiegazione che ogni banca può mettere delle sue regole e che con quello che spendeva di commissione poteva aprire un conto. Di fronte alla richiesta di una dichiarazione scritta e firmata su questa nuova disposizione, il vice direttore si è rifiutato. “Le banche fanno ormai il buono e il cattivo tempo- ha continuato l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -. Norme quali quelle contenute nella legge sugli assegni per le quali sarebbe sufficiente l’esibizione del titolo per ottenere il pagamento in dobloni sonanti fanno ridere addirittura i polli, diventati ormai colleghi dei tanti italiani bombardati di continuo da messaggi pubblicitari irreali e demenziali che non si accorgono come al potere dello Stato si è sostituito quello dei banchieri. Forse occorrerebbe una causa pilota se non addirittura una class action nelle quali i prenditori di assegni dovrebbero rifiutare questi ultimi come mezzo di pagamento avendo efficacia liberatoria nei confronti del traente. Probabilmente però interverrebbe la giustizia a dare soddisfazione ai nuovi impuniti padroni”.

 

A Iglesias negata indennità a invalido al 100%, l’Italia dei Diritti interviene

 

Franco Carta e Luigino Smiroldo, rispettivamente viceresponsabile per la Sardegna e per la Sanità, commentano la vergognosa ingiustizia

 

 

Cagliari - Al pensionato Ivo Ariu di Iglasias, provincia di Cagliari, che secondo l’Asl presenta gravi disabilità al cento per cento a causa di 3 tumori, infarti, diabete e diversi interventi chirurgici, è stata negata la pensione di invalidità e l’assegno di accompagnamento.

Sensibile alla protesta dei familiari Franco Carta, viceresponsabile per la Sardegna dell’Italia dei Diritti,  che commenta:” Siamo arrivati ad un limite di indecenza tale da essere costretti a focalizzare la nostra riflessione sullo scegliere amaramente se il disagio sia stato generato da stupidità o incapacità. Che un povero cittadino abbia diritto ad una pensione anche minima o quantomeno ad un accompagnamento, mi sembra così palese da ritenere ridicolo sprecare ulteriori 5 secondi nel fortificare il concetto. Solo considerando il lato morale, - aggiunge Carta- ignorando ciò che possa dire un regolamento in proposito, alla stessa conclusione arriverebbe anche un bronzetto nuragico minuziosamente conservato nella vetrata di un museo. Da parte mia tutta la solidarietà possibile al signor Ariu, con la speranza che presto qualcuno rivolti lo stivale italico dove chi ha veramente bisogno viene ulteriormente affossato.

Gli fa eco il viceresponsabile per la Sanità Luigino Smiroldo: ”Manifesto il pieno supporto allo sfortunato signore per le difficoltà patite dalla vita e per l’imbarazzante trattamento riservatogli dall’amministrazione pubblica, la quale, molto spesso, lascia vivere in condizione precarie la popolazione che dovrebbe essere tutelata. In passato l’opinione pubblica ha sopportato lo scandalo dei falsi malati, – conclude l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – mendaci destinatari di aiuti economici dello Stato, ma adesso deve reggere anche il caso contrario, ossia il paradosso di un effettivo infermo che non può vedere rispettati i suoi diritti”.

La Silipigni su normativa non applicata “pensioni amianto” a Genova

La responsabile per la città di Genova dell’Italia dei Diritti:“Spero vivamente che si arrivi al più presto ad una soluzione e che non accada più una ingiustizia del genere”

 

Genova - “Spero vivamente che si arrivi al più presto ad una soluzione e che non accada più una ingiustizia del genere”. Questa la dichiarazione rilasciata dalla responsabile per la città di Genova dell’Italia dei Diritti Antonella Silipigni, venuta al corrente dell’inammissibile atteggiamento adottato da parte dell’Inail nei confronti dei 300 cittadini del capoluogo ligure, per quanto concerne la questione delle “pensioni amianto”. Tramite una nota del Cgil e Fiom si è raggiunto, quest’oggi, un accordo sottoscritto da tutti i capigruppo regionali nel quale sono rese note tutte le strategie di sviluppo da adoperare al più presto. Il fatto è che anche a Genova dovrebbe essere legittimo applicare come in tutta Italia la normativa vigente, la quale definisce il prolungamento del periodo di esposizione sino al 2003 e che permetterebbe anche ai 300 dipendenti genovesi di andare immediatamente in pensione, ma inspiegabilmente tutto ciò non avviene. A seguito di un’ingiustizia tale, il presidente del Consiglio regionale Giacomo Ronzitti ha interagito con il prefetto di Genova, per richiedere l’intervento da parte del Governo e nello specifico, del sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri Gianni Letta e del sottosegretario al Lavoro Salute e Politiche sociali Pasquale Viespoli. L’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro conclude: “ Mi auguro che vengono fatti tutti i controlli del caso, non solo a parole ma anche con i fatti e auspico che si possa raggiungere il più brevemente possibile una soluzione risoluta ed efficace”.

A Iglesias negata indennità a invalido al 100%, l’Italia dei Diritti interviene

 

Franco Carta e Luigino Smiroldo, rispettivamente viceresponsabile per la Sardegna e per la Sanità, commentano la vergognosa ingiustizia

 

 

Cagliari - Al pensionato Ivo Ariu di Iglasias, provincia di Cagliari, che secondo l’Asl presenta gravi disabilità al cento per cento a causa di 3 tumori, infarti, diabete e diversi interventi chirurgici, è stata negata la pensione di invalidità e l’assegno di accompagnamento.

Sensibile alla protesta dei familiari Franco Carta, viceresponsabile per la Sardegna dell’Italia dei Diritti,  che commenta:” Siamo arrivati ad un limite di indecenza tale da essere costretti a focalizzare la nostra riflessione sullo scegliere amaramente se il disagio sia stato generato da stupidità o incapacità. Che un povero cittadino abbia diritto ad una pensione anche minima o quantomeno ad un accompagnamento, mi sembra così palese da ritenere ridicolo sprecare ulteriori 5 secondi nel fortificare il concetto. Solo considerando il lato morale, - aggiunge Carta- ignorando ciò che possa dire un regolamento in proposito, alla stessa conclusione arriverebbe anche un bronzetto nuragico minuziosamente conservato nella vetrata di un museo. Da parte mia tutta la solidarietà possibile al signor Ariu, con la speranza che presto qualcuno rivolti lo stivale italico dove chi ha veramente bisogno viene ulteriormente affossato.

Gli fa eco il viceresponsabile per la Sanità Luigino Smiroldo: ”Manifesto il pieno supporto allo sfortunato signore per le difficoltà patite dalla vita e per l’imbarazzante trattamento riservatogli dall’amministrazione pubblica, la quale, molto spesso, lascia vivere in condizione precarie la popolazione che dovrebbe essere tutelata. In passato l’opinione pubblica ha sopportato lo scandalo dei falsi malati, – conclude l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – mendaci destinatari di aiuti economici dello Stato, ma adesso deve reggere anche il caso contrario, ossia il paradosso di un effettivo infermo che non può vedere rispettati i suoi diritti”.

Arrestati 11 imprenditori per truffa legge 488, lo sdegno di Soldà

Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti:”Bella risposta da parte dei carabinieri nei confronti dei cittadini per bene che compiono il proprio dovere

 

Roma – “ Non bisogna mai abbassare la guardia. Determinate attività illegali provocano un danno alla società poiché precludono alternative realmente concrete”. In questo modo il vicepresidente dell’Italia dei Diritti Roberto Soldà ha commentato la notizia dell’arresto da parte dei carabinieri di undici imprenditori del campo agroalimentare, immobiliare e dei preziosi che agivano sull’asse Roma – Crotone, con l’accusa di truffa ai danni dello stato e dell’unione europea. L’associazione per delinquere approfittava della legge 488 la quale prevede sostanziali incentivi a favore delle aree che necessitano di una risoluta ripresa economica. L’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro conclude: “Bella risposta da parte dei carabinieri nei confronti dei cittadini per bene che compiono  il proprio dovere .Ogni tanto una piacevole notizia”.

Un treno su due è in ritardo, la Piredda commenta

La responsabile per i Trasporti dell’Italia dei Diritti: “Servono investimenti e la volontà di cambiare”

 

Roma – “I treni sono sempre in ritardo perché oltre ai problemi tecnici dovuti alla vecchiaia dei convogli,  c’è la questione del personale, ridotto all’osso e con turni molto pesanti”. Questo il commento di Maruska Piredda, responsabile per i Trasporti del movimento Italia dei Diritti, riguardo ai dati forniti da Legambiente sui ritardi dei treni nella stazione Termini di Roma. I monitoraggi effettuati dai volontari dell’associazione ambientale sui convogli in arrivo nella stazione capitolina nelle giornate del 23, 24 e 25 novembre, nella fascia pendolare che va dalle 7 alle 9.30 del mattino, hanno dimostrato come oltre la metà dei treni dei pendolari sia sempre in ritardo. Roma Termini si posiziona tra le stazioni dove si accumulano più ritardi in Italia, piazzandosi al terzo posto nella classifica nazionale con una percentuale del 54% di treni pendolari in ritardo (94 su 174), dopo Milano Cadorna (59%) e Milano centrale (57%). La media del ritardo è stata di 8 minuti, con un picco di 43 minuti e un treno che è stato soppresso, mentre solo il 24% (41 treni) è giunto in orario. “I treni – ha continuato l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -  sempre rotti e con problemi costanti, mettono in discussione anche la sicurezza del servizio. Siamo di fronte ad una situazione complessa, soprattutto a causa della lentezza e del ritardo con cui si presenta l’Italia rispetto agli altri Paesi per quanto riguarda il settore trasporti. Abbiamo speso tantissimi soldi per la freccia rossa, quando a Shanghai ci hanno già superato con l’altissima velocità. Servono investimenti, - conclude la Piredda - ma soprattutto la volontà di agire”.

Arrestati 11 imprenditori per truffa legge 488, lo sdegno di Soldà

Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti:”Bella risposta da parte dei carabinieri nei confronti dei cittadini per bene che compiono il proprio dovere

 

Roma 4 dicembre 2009 – “ Non bisogna mai abbassare la guardia. Determinate attività illegali provocano un danno alla società poiché precludono alternative realmente concrete”. In questo modo il vicepresidente dell’Italia dei Diritti Roberto Soldà ha commentato la notizia dell’arresto da parte dei carabinieri di undici imprenditori del campo agroalimentare, immobiliare e dei preziosi che agivano sull’asse Roma – Crotone, con l’accusa di truffa ai danni dello stato e dell’unione europea. L’associazione per delinquere approfittava della legge 488 la quale prevede sostanziali incentivi a favore delle aree che necessitano di una risoluta ripresa economica. L’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro conclude: “Bella risposta da parte dei carabinieri nei confronti dei cittadini per bene che compiono  il proprio dovere .Ogni tanto una piacevole notizia”.

Ecopass e furgoni, il commento di Vedova

Il responsabile per l'Ambiente dell’Italia dei Diritti: “Invece di violare i diritti dei commercianti si investa in trasporti sostenibili e in tecnologie in grado di diminuire le emissioni di C02”


Milano - “Oltre all’inutilità più volte dimostrata dell’Ecopass, il quale non solo non ha diminuito l’inquinamento ma non ha neanche apportato nessun effetto benefico sulla salute degli abitanti, ora si cerca di penalizzare anche i commercianti”. Questo il commento polemico di Alberto Maria Vedova, responsabile per l’Ambiente del movimento Italia dei Diritti rispetto alla delibera del Comune di Milano sul divieto di circolazione di tutti i veicoli commerciali all'interno dell'area Ecopass che sarebbe dovuta entrare in vigore dal primo gennaio 2010. Come comunicano dalle associazioni che hanno presentato il ricorso, Unione del Commercio di Milano, Confartigianato Apa Milano Monza e Brianza, Apam (artigiani), Fai Milano (autotrasportatori), Alsea (spedizionieri) e Unione artigiani, la quarta sezione del Tar della Lombardia oggi ha accolto la richiesta di sospendere la delibera. Inoltre, informano in una nota, queste associazioni hanno sottoscritto un documento condiviso con Federdistribuzione e Cdo Milano nel quale si evidenziano tutte le criticità che, con questo divieto, si creerebbero e si andrebbero a ripercuotere sul sistema economico milanese. L'udienza per discutere il ricorso nel merito è fissata per il 23 febbraio 2010. “Per diminuire lo smog – ha continuato l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -  non si possono concepire aree chiuse o semi chiuse al traffico. In questo modo si violerebbero i diritti dei commercianti, i quali devono usufruire del servizio di carico e scarico merci e, inoltre, si aumenterebbe il traffico fuori dall’area con ingorghi insostenibili e dentro l’area negli orari consentiti al transito. Quello che occorre è investire in energie pulite, in trasporti sostenibili e in tecnologie in grado di diminuire le emissioni di C02. Trasporti pubblici più efficienti e veicoli meno impattanti ridurrebbero l’inquinamento con valori considerevoli, di sicuro più alti dell’inutile 0,77 percento dell’Ecopass”.

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