Vittorio Marinelli, responsabile laziale del movimento: “Dire che l’Italia è un Paese del Terzo Mondo significa offendere il dinamismo di nazioni che su molti aspetti ci danno una ‘pista’ ”
Roma, 10 dicembre 2009-. “Bisogna piantarla una volta per tutte di definire l’Italia un Paese del Terzo Mondo, perché si correrebbe il rischio di una crisi diplomatica. Le nazioni in via di sviluppo, infatti, ci danno una ‘pista’ in fatto di civiltà”. Questo il commento di Vittorio Marinelli, responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti, sulla vicenda della studentessa viterbese disabile che non è riuscita a raggiungere Roma per una visita d’istruzione a causa dell’impossibilità di usufruire, all’interno delle stazioni della tratta, di pedane ed elevatori per il trasbordo dal treno. Gli insegnanti avrebbero ripetutamente sollecitato un intervento di Trenitalia e, dopo numerosi tentativi andati a vuoto, sarebbero riusciti a mettersi in contatto con l’azienda, il cui personale avrebbe detto di poter garantire la discesa assistita solo a Roma Ostiense ma non l’accesso alla metropolitana per la presenza di numerose barriere architettoniche. “Cose del genere – ha proseguito l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro- nelle varie India, Brasile e chi più ne ha più ne metta non capiterebbero in quanto le ridotte infrastrutture colà presenti prevedono elementari norme di rispetto dei diritti e delle esigenze dei relativamente meno fortunati. Esistono infatti diversamente abili perfettamente inseriti nel lavoro e con una vita familiare anche più soddisfacente dei cosiddetti ‘normali’. In questi stati dove non arriva la tecnologia interviene un forte senso di solidarietà e comprensione umana, tutte cose che tra Roma e Viterbo non si sa neanche cosa siano”. In relazione all’accaduto, anche Pamela Aroi, responsabile per le Politiche Sociali dell’Italia dei Diritti, ha reagito sdegnata: “Episodi come quello in questione purtroppo accadono quotidianamente e, a fronte di leggi dettagliate e proclami roboanti, per un portatore di handicap risulta difficile anche affrontare delle banalissime necessità quotidiane. E’ tempo che si stanzino fondi e si proceda per istituire un servizio attivo ventiquattro ore al giorno e realmente funzionante. Non è più tollerabile sentire certe assurdità”.