La viceresponsabile abruzzese dell’Italia dei Diritti: “La Biotest ha agito in modo vergognoso mettendo a repentaglio la salute dei pazienti”
Pescara - “Con rammarico ancora una volta l’Abruzzo torna alla ribalta delle cronache nazionali per l’ennesimo scandalo finanziario nel settore sanitario. Tuttavia questa volta le ripercussioni sono ancora più gravi, poiché gli strascichi non sono più confinati in ambito territoriale, ma a livello nazionale. L’illecito commesso da Biotest è senza precedenti, e avrà un impatto fortissimo sull’intera popolazione, visto che ci vorrà del tempo per rintracciare i ferri chirurgici in questione utilizzati nelle strutture ospedaliere. Continuiamo a pagare l’inefficienza e la negligenza di tutti coloro che si occupano del settore sanitario nazionale”.
Con queste dichiarazioni Barbara Del Fallo, viceresponsabile per l’Abruzzo dell’Italia dei Diritti, saluta l’arresto da parte dei Nas di tredici fra amministratori, tecnici e dirigenti della società Biotest, accusati di aver sterilizzato con gas tossici ferri chirurgici, alimenti vegetali e stuzzicadenti.
Il 99% delle attività illegali perpetrate da Biotest avveniva nello stabilimento abruzzese di Popoli.
Turbato dalla notizia, il viceresponsabile alla Sanità dell’Italia dei Diritti, Luigino Smiroldo, aggiunge: “La truffa mi lascia amareggiato, ma non sorpreso. Un plauso alle forze dell’ordine per la delicata indagine svolta. Ora auspico che le filiali Biotest vengano chiuse definitivamente, dopo un reato così grave, studiato e voluto, non esiste altra possibilità”.
“È una parabola senza fine – riprende Barbara Del Fallo – perché lo scandalo finanziario e sanitario abruzzese avvenuto con la caduta del governatore Del Turco continua ad avere una risonanza ancora molto forte. Noi, come movimento che si occupa della tutela dei diritti di tutti i cittadini, abbiamo il dovere di alzare i toni contro la compenetrazione dei poteri politici ed economici nei servizi essenziali messi a disposizione del cittadino. La cittadinanza – conclude l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – è destinata a subire gli effetti indegni prodotti da questa cupola finanziaria”.
Il viceresponsabile per la Campania dell’Italia dei Diritti commenta il disagio della popolazione, vittima del malcostume politico
Napoli – Demolizioni, avvisi di garanzia, abusi, lentezze burocratiche: si prospetta un inverno nel caos per Ischia e a otto mesi dal primo abbattimento le ruspe torneranno per eseguire le sentenze passate in giudicato che la Procura Generale di Napoli sta tentando di far eseguire malgrado l’opposizione dei sindaci dei centri abitati isolani. La celebre località campana diventa così un emblematico esempio della doppia faccia dell’intera nazione: da una parte bellezze turistiche senza eguali, dall’altra disparità e illegalità. Quest’ultima istanza coinvolge la famiglia Impagliazzo. La vicenda è però lontana dal classico filone della speculazione edilizia. In un zona dove imprenditori del campo alberghiero e della ristorazione avviliscono il territorio con mostri di cemento, violando qualsiasi norma ambientale, la dimora seppur abusiva dei coniugi Luigi e Raffaella rappresenta maggiormente il tentativo di soddisfare il diritto alla prima casa piuttosto che uno stereotipato malcostume italiano.
“Risulta davvero arduo credere che un piccolo cittadino possa essere considerato un nemico pubblico da sconfiggere con ruspe e carte bollate”. Queste le parole di Angelo Di Mauro, vice responsabile per la Campania dell’Italia dei Diritti, che aggiunge: “E’ giusto che lo Stato assicuri la legalità, ma in un panorama economico infestato da conflitti d’interesse e furbizia sarebbe ancora più corretto che la ottenga con responsabilità, coerenza e buon senso. Il cittadino indifeso, novello Davide, vinto dallo strapotere di una titanica burocrazia, meriterebbe assistenza ed incentivi piuttosto che cieca intransigenza”, conclude l’esponente del movimento guidato da Antonello de Pierro.
Soldà contro la deriva dell’ospedale Pertini di Roma
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Inaudito che manchino strumenti base come le flebo e che i parenti supportino i turni del personale carente in organico, i cittadini devono disporre di servizi adeguati”
“Per quanto concerne la Sanità, nessuna buona nuova: oggi è l’ospedale Pertini, domani può essere un’altra struttura. A parte qualche centro d’eccellenza, in termini qualitativi si registra comunque una situazione di stallo generale”. Questo il duro e amaro commento del vicepresidente dell’Italia dei Diritti Roberto Soldà riguardo alla denuncia di alcuni parenti di pazienti ricoverati all’ospedale Pertini di Roma che segnalano la mancanza di strumenti essenziali quali termometri, flebo, apparecchiature indispensabili come quelle per la registrazione dei parametri vitali e tanti altri strumenti. In aggiunta a ciò, la carenza d’organico. Il personale presente si sacrifica ma è necessaria la collaborazione dei parenti per alleviare i disagi causati dall’insufficienza di infermieri e ausiliari. Prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro: “Queste carenze strutturali sono divenute ormai croniche, è inaudito che i parenti debbano ritrovarsi ad eseguire il lavoro di coloro che sono addetti alla cura dei pazienti e alla somministrazione delle terapie e dei pasti. E’ necessario che i cittadini, soprattutto nei momenti più difficili della loro vita, dispongano di servizi appropriati. E’ anche un diritto degli operatori sanitari lavorare in condizioni umane fornendo loro un organico sufficiente e la strumentazione adeguata. In tal modo si eviterebbero loro turni massacranti e si assicurerebbero migliori servizi per gli utenti. Mi auguro – conclude Soldà – che vengano presto fornite risposte concrete a tale denuncia perché non è certo questa la Sanità che desiderano i cittadini”.
La viceresponsabile per il XIII municipio di Roma dell’Italia dei Diritti: “Persiste un immotivato quanto deplorevole silenzio nonostante le promesse di ripristino”
Roma – Da diversi mesi ormai il territorio di Ostia è privo delle centraline per la verifica strumentale dei livelli delle onde elettromagnetiche emesse dalle antenne per la diffusione del segnale di telefonia mobile.
I residenti, in disaccordo con i rappresentanti politici locali e per nulla convinti della buona fede dei proprietari dei ripetitori nell’autoregolamentarsi, non hanno mai cessato di manifestare la loro indignazione nei confronti del sindaco Gianni Alemanno e del presidente del XIII Municipio Giacomo Vizzani, rei di ignorare la tutela dell’integrità fisica dei loro elettori.
Sensibile agli interessi della popolazione e indignata dall’andazzo della solita politica, Carmen Rossi, viceresponsabile dell’Italia dei Diritti per il XIII municipio di Roma, commenta: “Le istituzioni devono svolgere i loro doverosi controlli, restituendo il "maltolto" cioè il diritto alla salute, alla sicurezza e alla tranquillità. Il fatto che le antenne siano solo 9 non può tranquillizzare. La rimozione delle centraline rende certamente inevitabili comportamenti non ligi alle norme di legge e autorizza a pensar male, visto che nulla vieta d'immaginare che sia possibile compensare l'esiguità del numero degli impianti con una regolazione più elevata delle onde pericolose. Gli abitanti del quartiere – aggiunge l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro - sono chiaramente scandalizzati per il mancato rispetto degli accordi presi con il primo cittadino, il quale aveva assicurato il suo personale impegno per la riattivazione degli strumenti di vigilanza. Il tempo è trascorso nell'attesa che quelle promesse si concretizzassero. A tutt'oggi – conclude la Rossi - persiste un immotivato quanto deplorevole silenzio.”
La responsabile per la Scuola e l’Istruzione dell’Italia dei Diritti: “Mi chiedo sinceramente dove finiranno questi alunni in esubero”
Roma – “I dirigenti scolastici si attengono ai provvedimenti del ministro Gelmini, ma la normativa rimane tuttora molto nebulosa. In diversi casi sul territorio è presente una sola sezione per il tempo prolungato dove più si concentrano gli studenti stranieri, perciò, applicando il limite del 30% per ogni classe, ne consegue che vengono a mancare i tempi scuola in proporzione alle richieste delle famiglie, con il risultato finale di escludere gli alunni in esubero. Mi chiedo sinceramente dove finiranno questi ragazzi”. È quanto dichiarato da una preoccupata Annalisa Martino, responsabile per la Scuola e l’Istruzione dell’Italia dei Diritti, a proposito delle prime misure, in osservanza del tetto del 30% di alunni stranieri nelle aule italiane, rese vigenti nella scuola romana “Carlo Pisacane” di Torpignattara, quartiere Prenestino, dove è stato deciso che saranno al massimo cinque per classe gli studenti immigrati. “Si tratta dell’ennesima legge discriminante – ha proseguito la Martino –, una misura raffazzonata e demagogica che non indica soluzioni, ma parla di una generica transizione fra plessi scolastici. Presto il problema si presenterà ovunque, soprattutto nelle grandi città come Roma e Milano dove il fenomeno dell’immigrazione assume dimensioni maggiori”.
L’esponente del movimento extraparlamentare che fa capo ad Antonello De Pierro, facendo ipotesi sull’evolversi della situazione, ha poi aggiunto: “Alla fine il problema ricadrà sugli enti locali che dovranno tamponare le falle di questa legge e trovare le soluzioni più adeguate nei limiti dei loro poteri, considerato che i Comuni non possono nemmeno aumentare il numero delle classi”.
Il responsabile per Roma dell’Italia dei Diritti: ”Abbandonare queste iniziative genera un disagio sociale”
Roma – La notte del 15 gennaio scorso l’Oasi Lipu di Castel di Guido ha subito il furto delle assi di legno necessarie per la costruzione del locale “Accoglienza”. Quello di 3 giorni fa è purtroppo l’ennesimo atto doloso ai danni della struttura diretta dalla dottoressa Alessia De Lorenzis. Dell’accaduto si è interessato Franco Leggeri, responsabile dell’Italia dei Diritti per il XVIII Municipio attivando il responsabile romano Alessandro Calgani, che ha dichiarato: “Un atto del genere va condannato a prescindere. Quando il rappresentante di zona mi ha segnalato il grave fatto ho provato forte rabbia perché ha mietuto come vittime soggetti che si sacrificano per una giusta passione, portandola avanti con le solite difficoltà nel reperire i fondi necessari.
Dobbiamo stare attenti – ha aggiunto l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro - perché abbandonare queste iniziative genera un disagio sociale e formativo. Una voce di bilancio ampliata a favore di analoghe associazioni sarebbe più che opportuna e consentirebbe un valido supporto a scuole e organizzazioni ambientaliste nonché scientifiche”, ha concluso Calgani.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Sono necessari impegni seri e una certa autorevolezza politica per dare seguito ai propagandistici annunci”
Roma – “In linea con la strategia dei proclami messi in atto di continuo dall’amministrazione comunale, con tanto di manifesti per la città che inneggiavano ai 600 milioni per Roma Capitale, ora inviterei, per coerenza, ad informare altrettanto alacremente la cittadinanza che quei soldi al momento non ci sono più”. Così Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti, prende posizione sull’impasse finanziaria del Comune di Roma, che ancora non ha presentato il bilancio 2010 e si è visto bocciare dalla Corte costituzionale il meccanismo previsto in Finanziaria grazie al quale, una volta venuto in possesso degli edifici in disuso del Ministero della Difesa, avrebbe potuto farli confluire in fondi immobiliari da valorizzare a suo piacimento. Senza questi finanziamenti, pari a circa 600 milioni di euro, il Campidoglio non può programmare investimenti per l’anno in corso.
“Ormai – insiste il numero due del movimento fondato da Antonello De Pierro – è abitudine per la giunta Alemanno comportarsi in questo modo. Ma sono necessari impegni seri e una certa autorevolezza politica per dare seguito ai propagandistici annunci che quotidianamente questa amministrazione ci propina”.
Stop del tribunale su cessione ramo aziendale da Eutelia ad Agile, Criseo con i lavoratori
Il responsabile Lavoro e Occupazione dell’Italia dei Diritti: “Sostegno a chi è in difficoltà e ai precari invisibili, nonostante questa vittoria sull’emergenza lavoro il paese attende ancora risposte”
“In questo paese, in cui ci si scontra sul colore dei calzini di un magistrato facendo finta che la crisi sia finita mentre ci sono lavoratori sui tetti a protestare, altri fanno lo sciopero della fame, sarebbe opportuno che la politica, quella con la P maiuscola, facesse la propria parte”. Queste le aspre dichiarazioni del responsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti Giuseppe Criseo sulla vicenda dei lavoratori dell’ex Eutelia che hanno vinto una prima battaglia ottenendo dal tribunale la bocciatura della cessione del ramo aziendale IT alla società Agile. La Magistratura ha infatti giudicato antisindacale la condotta di Eutelia e ha stabilito la rimozione degli effetti di tale passaggio di proprietà. Nonostante la vittoria di questa prima lotta, madre di tante altre e simbolo della crisi, prosegue con toni duri l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro: “Gli scontri sono su altro, mentre i lavoratori assistono alla chiusura dei loro posti di lavoro oppure sono in cassa integrazione. Ci sono poi casi in cui il tribunale ha dato ragione ai dipendenti, vedi vicenda Eutelia, bocciando la cessione del ramo d'azienda. Ci vorrebbe un intervento legislativo serio in materia, non le leggi ‘ad personam’ per non andare in galera. Nel frattempo – conclude Criseo - incoraggiamo e sosteniamo coloro che sono veramente in difficoltà, senza stipendio e prospettiva, i precari che non hanno visibilità: è di questi che occorre parlare, il paese attende risposte”.
Lo sdegno congiunto della viceresponsabile campana Licia Palmentieri e del responsabile per la Giustizia Giuliano Girlando: “E’ necessaria una maggiore tutela dei carcerati”
Italia dei Diritti contro la chiusura del tribunale di Lagonegro
Guido Alagia, responsabile del movimento per la provincia di Potenza: “Non si deve eliminare la struttura giudiziaria ma fronteggiare la carenza d’organico responsabile del suo inadeguato funzionamento”
“Il problema della soppressione del tribunale di Lagonegro si ripropone ormai da una decina di anni e le motivazioni sono sempre le stesse: carenza di organico e risorse inadeguate che impediscono di ‘operare correttamente’ sul territorio”. Queste le prime parole del responsabile per la provincia di Potenza dell’Italia dei Diritti Guido Alagia sulla possibile chiusura dei tre tribunali lucani di Melfi, Matera e Lagonegro, il più deficitario in quanto a magistrati. “Logica vorrebbe - prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - che ci si adoperasse per fornire il tribunale di mezzi e personale sufficienti a garantire un servizio adeguato ai cittadini della zona che vivono in un territorio periferico rispetto alla provincia, in un cuneo situato tra le regioni Campania e Calabria dove, peraltro, le comunicazioni non sono agevoli sia per la conformazione montuosa che per la carenza di collegamenti pubblici tra il capoluogo e i paesi di quest’area. Sarebbe perciò auspicabile – conclude Alagia - un’ intesa tra la Magistratura e chi ha responsabilità politiche a livello nazionale e locale per eliminare non il
tribunale ma l’anomalia del suo inadeguato funzionamento”.Il responsabile provinciale dell’Italia dei Diritti: “Le condizioni del manto stradale della città sono disastrose, è ora che si prendano provvedimenti”