Il giornalista presidente dell’Italia dei Diritti ha presenziato alla cerimonia di consegna del prestigioso riconoscimento che ha visto insigniti Lamberto Dini, Vincenzo Scotti, il magistrato Antonio Marini e il generale Tullio Del Sette
Roma - Com’è ormai consolidata tradizione annuale, ha avuto luogo l’altro pomeriggio, nell’elegante sala Vanvitelli dell’Avvocatura Generale dello Stato, la consegna del prestigioso premio “Le ragioni della nuova politica”, giunto alla tredicesima edizione. L’autorevole kermesse organizzata da Sara Iannone, presidente dell’associazione culturale “L’alba del Terzo Millennio”, ha fatto registrare ancora una volta una straordinaria affermazione, palesando senza ombra di dubbio quel divenire evolutivo, espresso qualitativamente, che è stato una costante nei suoi anni di vita, caratterizzati, in ogni edizione, dalla manifestazione di un crescente e tangibile perfezionamento. La conduzione è stata affidata alla professionalità indiscussa della giornalista Rai Camilla Nata, che ha magistralmente e compiutamente interpretato il senso della cerimonia, reggendone saldamente le redini. Della Colomba della Civiltà, scultura che rappresenta l’ambito riconoscimento, sono stati insigniti anche quest’anno, come in quelli scorsi, personaggi di grande spessore del panorama politico-istituzionale, della cultura e del giornalismo, ma quest’anno, a conferma dello sviluppo valoriale acquisito, la Iannone ha potuto legittimamente inorgoglirsi di fronte alla lapalissiana connotazione di maggiore maturità e di perfezione organizzativa raggiunta dal più eminente appuntamento capitolino a carattere premiale con le istituzioni della Repubblica. Un commendevole progetto che l’esperta organizzatrice ha saputo coltivare e nutrire negli anni nel fertile giardino della passione e dell’abnegazione e che si avvia a proseguire sul cammino intrapreso verso nuove tappe già visibili, con contorni ben definiti, all’orizzonte.
I primi a sfilare, per ricevere il trofeo dalle mani dei premianti sono stati il direttore del Messaggero Virman Cusenza e l’Avvocato Generale della Corte d’Appello di Roma Antonio Marini, magistrato di lungo corso, il quale si è detto orgoglioso di ricevere un riconoscimento dedicato principalmente ai servitori dello stato quale lui è stato e vuole continuare ad essere oltre l’obbligato e non condiviso pensionamento, esternazione che ha fatto scattare un profluvio di scroscianti applausi. Poi è stata la volta del prefetto di Roma Franco Gabrielli, applauditissimo anche lui, come anche l’ex presidente del Consiglio dei Ministri Lamberto Dini, che è stato insignito a seguire.
Il termometro dell’entusiasmo in platea si è impennato decisamente verso il rosso quando a ritirare la celebre scultura, realizzata quest’anno dal maestro di fama mondiale Benedetto Robazza, è stato il generale di Corpo d’Armata Tullio De Sette, comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, figura di grande spessore e prestigio dell’apparato statale, la cui consegna è stata affidata al padrone di casa, l’avvocato di Stato Giuseppe Albenzio, il quale aveva aperto la cerimonia tributando ai presenti il saluto ufficiale della struttura ospitante.
Altra premiazione salutata con decisa approvazione è stata quella dell’ex ministro dell’Interno Vincenzo Scotti, attualmente presidente della Link Campus University, intellettuale coerente e politico di lungo corso, recordman di suffragi elettorali, essendo riuscito a ottenere fino a 230mila preferenze in una sola consultazione.
Sono stati premiati inoltre Maria Amata Garito, Rettore Università telematica “Uninettuno”, Daniele Mancini, ambasciatore italiano presso la Santa Sede, l’imprenditrice Lucetta Piperno, la consigliera di Stato Francesca Quadri, il presidente di Assolavoro Stefano Scabbio e Carlo Musto D’Amore, direttore generale dell’Università “La Sapienza” di Roma.
Un riconoscimento speciale è andato al prof. Stefano Di Girolamo, motivato dall’impegno profuso nell’attività di ricerca nel campo dell’otorinolaringoiatria e della chirurgia cervico-facciale, e al maresciallo dei Carabinieri Fabio Iadeluca, autore dell’Enciclopedia delle Mafie, per il contributo fornito alla lotta contro la criminalità organizzata, sia nell’ambito dei servizi d’istituto come appartenente al (Ra.C.I.S.) Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche, sia come studioso, analista e docente di Criminologia e Sociologia della Devianza.
Una targa d’argento è stata consegnata anche a Luciano De Crescenzo, del cui ultimo libro “Ti voglio bene assai” è stata consegnata una copia a tutti i premiati.
Tante le divise della Benemerita tra i numerosi ospiti nel parterre, fra cui molti dei premiati delle scorse edizioni, come Alfonso Rossi Brigante, Vincenzo Sanasi D’Arpe, Gianni Ietto, mons. Luigi Casolini e Giuseppe Chiaravalloti. Non sono passati inosservati altri autorevoli ed emblematici personaggi dell’apparato istituzionale quali il noto giurista Corrado Calabrò, il primo presidente di Cassazione Giorgio Santacroce, la celebre politica e fondatrice di Amnesty International in Italia Margherita Boniver, gli ex avvocati generali dello Stato Oscar Fiumara e Ignazio Caramazza, il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri e Giuseppe Faberi, presidente della Sezione Consultiva Atti Normativi del Consiglio di Stato. Presente anche il giornalista presidente del movimento politico Italia dei Diritti Antonello De Pierro, direttore di Italymedia.it e già direttore e voce storica di Radio Roma, che segue sempre con molto interesse la rinomata manifestazione di Sara Iannone condividendone pienamente le peculiarità e i principi nodali.
“Nutro molta stima per Sara Iannone — ha affermato De Pierro — e quando posso rispondo con grande piacere al suo invito a quello che considero un appuntamento davvero unico nel suo genere. Corro il rischio di ripetermi rispetto a quanto ho già dichiarato in passato, ma repetita iuvant e in virtù del fatto che ho un’assoluta convinzione della validità della prefata locuzione, non mi stancherò mai di tessere le lodi di una manifestazione che lascia trasparire apoditticamente il suo ineguagliabile spessore, che può essere il frutto esclusivamente di un infinito impegno profuso, di un’assiomatica competenza professionale e di una compiuta maturità esperienziale. Organizzare tredici edizioni a questi livelli si può solo in presenza di una granitica piattaforma operativa su cui si posano saldamente questi tre ingredienti. Tra i meriti che vanno attribuiti all’Alba del Terzo Millennio c’è quello di sottolineare, in un particolare momento storico come l’attuale, dove i cittadini vedono naufragare ideali e speranze, infranti sugli scogli delle inchieste giudiziarie, che disorientano disegnando un orizzonte assolutamente incerto, la presenza maggioritaria di apparati sani dello Stato, dove tanti integerrimi servitori espletano le loro attribuzioni funzionali con serietà e abnegazione. La grande cura con cui vengono selezionate le nomination produce l’effetto di valorizzare e mettere a fuoco quelle figure più rappresentative, che nel loro patrimonio dnatico custodiscono un’idea immarcescibile di attaccamento alla giustizia e alla legalità come patrimonio etico di un Paese. L’atmosfera di solenne conformità alle prescrizioni della produzione normativa, che si respira nella sala Vanvitelli durante la cerimonia, grazie ai concetti espressi dai premiati e dai premianti, farebbe riaccendere una prospettiva di fiducia anche nel cittadino più disilluso verso la possibilità di decontaminare il tessuto istituzionale dalle infiltrazioni imponenti e pervasive che l’hanno messo sotto scacco, lasciandogli intravvedere concreti spiragli palingenetici per la nostra nazione”.
Il leader dell’Italia dei Diritti si è detto molto contento per aver rincontrato tanti amici, come per esempio il magistrato Antonio Marini, a cui ha rivolto le congratulazioni per il riconoscimento ottenuto, giudicandolo “meritatissimo e va a coronare una brillante e commendevole carriera vissuta sempre nel segno dell’abnegazione e dell’attaccamento incondizionato alle istituzioni, peculiarità che solo i veri servitori dello Stato possono vantare”.
Poi De Pierro ha espresso entusiasmo e soddisfazione per il premio ricevuto dal generale Del Sette e per la presenza di tanti autorevoli rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri, corpo a cui è legato da profonda stima e affetto, con note amarcord anche purtroppo dolorose. Infatti suo cugino, Antonino Fava, era un carabiniere e fu ucciso nel ’94, insieme a un collega, in un agguato mafioso sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria, mentre si trovava in servizio nei pressi del casello di Scilla.
“Fu un grave lutto per la mia famiglia — ricorda —. Mio cugino Nino, a 37 anni, lasciò la moglie e due figli piccoli. Suo padre, subì un duro colpo e non si riprese mai, tanto che morì poco tempo dopo. Sono stato sempre orgoglioso di lui, e non passa tempo che il mio pensiero va a cercare il suo ricordo. Era un emblema di grande attaccamento alla divisa e al suo lavoro. E’ per questo che quando le cronache ci parlano di carabinieri infedeli o rei di comportamenti discutibili, fortunatamente pochi, la rabbia che monta in me è doppia, da cittadino e da custode di un esemplare adempimento del dovere da parte di un appartenente alla gloriosa Benemerita”.
Tra gli altri numerosi ospiti presenti è d’uopo citare Daniela e Stefano Traldi, Angelo Gargani, Giuliana Passero, Giorgio Cancellieri, Cosimo Ferri, Mario Basili, Loretta Cardoni, Eugenio Mele, gli stilisti Luigi Bruno ed Eleonora Altamore, Pino Pisicchio Publio Fiori, mons. Vincenzo Paglia e il professor Luca Filipponi.