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Dubbi su suicidio giovane morto in carcere a Lecce, l’opinione della Lusi

La vice responsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti. “La pena deve avere funzione rieducativa, così  stabilisce la nostra costituzione, ma la situazione delle carceri italiane è paradossale e incostituzionale”

Bari, – Si cerca di far luce sul caso del giovane ragazzo di Manduria, Carlo Saturno, trovato impiccato nella sua cella del carcere di Bari. I familiari ne vogliono rivendicare la morte, in quanto fermamente convinti che non si tratti di suicidio. Saturno era infatti era uno dei tre testi in un processo a carico di nove agenti di polizia penitenziaria del carcere minorile di Lecce, indagati per presunta violenza e abusi nei confronti dei giovani detenuti. In carcere stava scontando una condanna per furto. La sorella del giovane sostiene che sia stato ucciso affinchè non parlasse.

 

Amareggiato l’intervento sulla vicenda della vice responsabile regionale dell’Italia dei Diritti, Patrizia Lusi: “La pena deve avere funzione rieducativa, così stabilisce la nostra costituzione, ma la situazione delle carceri italiane è, di fatto, paradossale e incostituzionale. Il problema del sovraffollamento si sovrappone alla carenza di personale, e l'insieme di questi due fattori contribuiscono alla determinazione di episodi di questo genere”.

 

Delineando le possibili soluzioni in simili frangenti, la Lusi prosegue il suo discorso: “Sarebbe auspicabile un investimento in termini di risorse finanziarie ed umane per rendere vivibile e pienamente realizzato il fine ultimo rieducativo della pena”.

 

La procura di Bari ha intanto aperto un fascicolo, ipotizzando l’istigazione al suicidio contro ignoti. “Questo triste episodio ricorda quello accaduto a Stefano Cucchi - prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello de Pierro -, il carcere non deve essere un  luogo dove un ragazzo entra da vivo per poi uscirne da morto”.

 

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