Caro-acqua a Canicattì, l’ira della Cardella
Alla vigilia della manifestazione contro l’aumento delle bollette, l’attacco della responsabile per la Sicilia dell’Italia dei Diritti: “Ma i politici della provincia di Agrigento con quale acqua si lavano? Propongo un’interrogazione parlamentare sul problema”
“Bene ha fatto il sindaco di Canicattì a sospendere il pagamento delle bollette, ma questo è il cerotto su una ferita da intervento chirurgico”. Questo il primo crudo commento di Lara Cardella, responsabile per la Sicilia dell’Italia dei Diritti, che sintetizza in modo chiaro l’annosa questione delle reti idriche siciliane riportata sotto i riflettori dai cittadini che martedì 9 febbraio protesteranno contro il caro-bollette della Girgenti acque, società subentrata in seguito alla privatizzazione dell’acqua nella regione. Alla manifestazione ha già aderito quasi tutto il consiglio comunale e i consiglieri provinciali del collegio di Canicattì. L’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro descrive i disagi di una realtà complessa e spiega: “Non riesco a ricordare un solo periodo della mia vita in Sicilia in cui non si guardasse al rubinetto dell'acqua con speranza e timore. E si parla di acqua per lavarsi, non di quella potabile, quella devi andartela a comprare. Quindi il problema esiste da sempre: un'isola, per definizione circondata dall'acqua, è costretta a subire i capricci dei politici di turno per aver diritto a qualcosa che è come l'aria, necessaria. Ora che si decide di fare per risolvere la questione? Genialità: si prende l'acqua e la si privatizza, secondo l'assunto noto che il privato ha interesse a far funzionare l'azienda. Vero. Fin troppo interesse. Un interesse che arriva ad essere il doppio e perfino il triplo di quello dello Stato. Questo succede alle bollette, infatti: raddoppiato il prezzo, triplicato perfino. Perché se sono io a fornirti un bene, decido io a quali condizioni erogartelo. Ovvio, no? Anche un ragazzino alle elementari non particolarmente sveglio sarebbe arrivato alla medesima conclusione; ma ‘Lorsignori’ no, non ci arrivano. E allora – conclude adirata la Cardella - la domanda è: ma i politici della provincia di Agrigento si lavano? Se sì, con quale acqua? Proporrei un'interrogazione parlamentare sul problema e una disquisizione filosofica: è possibile parlare di pulizia morale quando i corpi sono costretti ad essere sudici? Ed è per questo che non si toglie il fetore insopportabile di mafia?”.