L’intervento di Annalisa Martino, responsabile Scuola e Istruzione del movimento: “Presidi e docenti fanno quello che possono ma i tagli continui danneggiano l’offerta formativa negando di fatto un reale diritto allo studio”
“La pratica del contributo volontario è molto diffusa, soprattutto nelle scuole superiori. E’ però una vera ingiustizia per le famiglie che vengono ulteriormente tassate in maniera eccessiva a causa delle carenze dello Stato”. Queste le prime parole della responsabile per la Scuola e l’Istruzione dell’Italia dei Diritti Annalisa Martino all’allarme lanciato dai presidi di vari licei romani circa l’insufficienza di fondi che, oltre a penalizzare progetti didattici come i corsi di recupero, non riescono a coprire più neanche le esigenze primarie come i costi delle supplenze, quelli per materiali essenziali quali carta o inchiostro per stampanti. “La responsabilità di questa disastrosa situazione – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - non è delle scuole. Queste ultime infatti si sono viste ridurre da una parte i contributi dello stato e dall’altra anche quelli degli enti locali. Ad esempio per quanto riguarda le supplenze fino a quindici giorni devono essere coperte dai colleghi e non si convocano docenti esterni. Fino a poco tempo fa ciascun insegnate aveva nel proprio monte ore settimanale due ore ‘libere’ da dedicare alla sostituzione degli assenti in caso di necessità oppure a progetti didattici come corsi di recupero o altri lavori utili all’istituto scolastico. Con la riforma voluta dal ministro Gelmini queste ore devono essere necessariamente ore di cattedra con obbligo di lezione. Di conseguenza – spiega la Martino - se manca un insegnante i colleghi devono lavorare più tempo e i dirigenti devono pagare loro questi straordinari, ecco quindi come aumentano i costi di gestione. Dove trovare questi soldi? Dove possibile vengono effettuati tagli ai progetti didattici anche se ciò porta a una drastica riduzione dell’offerta formativa e di conseguenza alla qualità dell’istruzione. Purtroppo vengono favorite le scuole private a danno di quelle pubbliche, come pure svantaggioso è l’aumento degli alunni nelle classi: siamo arrivati a circa ventisei studenti per aula. I docenti fanno quello che possono, purtroppo non viene considerato adeguatamente il lavoro da loro svolto anche a casa e il surplus di attività che comporta l’insegnamento agli alunni provenienti da famiglie di extracomunitari immigrati nel nostro paese. Gli allievi stranieri sono un prezioso arricchimento per le nostre classi, ma anche i professori più volenterosi non hanno strumenti sufficienti per integrare le lacune linguistiche, soprattutto ora che vengono tagliati i corsi di recupero per mancanza di fondi. Così – conclude la Martino – non si garantisce un reale diritto allo studio, mi auguro che questa espressione torni ad avere un senso fornendo alla scuola pubblica gli strumenti necessari per formare i cittadini di domani”.