Roma, – “È un dato di fatto che il sistema dell’istruzione sia in crisi da tempo memorabile. Proprio facendo affidamento su quelli che sono stati i difetti storici della scuola, dalla materna all’università, la riforma Gelmini si è rivelata soltanto un pretesto per tagliare i fondi e, a mio parere, l’ha fortemente voluta anche Tremonti”. Con queste parole, la viceresponsabile per la Scuola e l’Istruzione dell’Italia dei Diritti, Ivetta Battaglia, dichiara il suo sdegno in merito al blocco dei decreti attuativi, che taglia le gambe soprattutto ai ricercatori. Sono in sospeso, per esempio, i nuovi assegni di ricerca, perché occorre appunto un decreto ministeriale che ne fissi l'importo minimo. Un punto interrogativo anche sui bandi per i nuovi ricercatori a tempo determinato e uno snervante clima d’attesa sulle chiamate inerenti ai posti di associato. Tutto appare in stand-by, i politici sono infatti alle prese con i recenti fatti internazionali.
“Senza fondi non si va da nessuna parte - afferma l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -, spesso e volentieri il materiale didattico manca o scarseggia e lavorare all’interno di un contesto scolastico privo di risorse rende difficile anche l’apprendimento da parte degli studenti. È paradossale che ci dobbiamo procurare noi il materiale, dalla carta al gesso.
Per quanto riguarda strettamente l’università - aggiunge concludendo la Battaglia - io credo che uniscano l’utile al dilettevole: il Consiglio non si riunisce appositamente e deroga la spesa ostinandosi a tagliare i fondi. Sarebbe, forse, giusto il cambiamento dell’università caratterizzata dal baronaggio e dai privilegi ma dubito che questo sistema sia valido per eliminarli".