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Pensioni da fame per lavoratori dipendenti, l’analisi della Sassone

La  viceresponsabile per Lavoro e Occupazione dell’Italia dei Diritti : “Una moderna democrazia non può considerare un onere eccessivo i pensionati e poi sperperare le ricchezze dei contribuenti”.



Roma -“La riduzione delle pensioni dei dipendenti pubblici, dei lavoratori  che hanno speso la propria vita lavorativa per lo Stato, non può e non deve essere considerata un onere eccessivo per il bilancio dello Stato. “

 

Con questa prima osservazione, Antonella Sassone, viceresponsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti, commenta la notizia del calo delle pensioni previste dall’Inps per il 2037. In base ai calcoli effettuati dall’Istituto previdenziale il futuro dei lavoratori dipendenti sarà tutt’altro che roseo a fronte di una riduzione del reddito pari al 47%.

 

“Con la loro attività – prosegue la Sassone – questi lavoratori hanno contribuito alla crescita e alla ricchezza del nostro paese. Non dimentichiamo poi che i dipendenti sono l’unica categoria di lavoratori che non evadono il fisco e per questa ragione sono soggetti a tutta la tassazione esistente in Italia: non conoscono esenzione sanitaria, borse di studio per i propri figli né asili nidi comunali. Per loro, la ricompensa è data da  stipendi che consentono a malapena di sostenere le spese familiari.”

 

L’analisi dell’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro riporta l’attenzione su un altro punto reso saliente dalla verifica tecnico-attuariale tracciata dall’Inps: l’invecchiamento della società provocherà un danno alle casse dello Stato. Ne emerge un quadro che secondo l’opinione della Sassone è in contrasto con  gli attuali sprechi della politica, come: “le eccessive liquidazioni dei dirigenti pubblici, le auto blu dei politici, per non parlare dei buchi neri costituiti dalle authority”

 

Indignata per l’assenza di un intervento da parte dell’attuale Governo funzionale ad impedire l’ aggravarsi della crisi economica, l’esponente del movimento extraparlamentare conclude affermando: “una moderna democrazia non può considerare un onere eccessivo i pensionati e poi sperperare le ricchezze, ricavate dalle tasse pagate dai contribuenti, in attività che non migliorano la vita della collettività ma solo di pochissimi privilegiati.”

 

 

 

 

 

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