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Carenza di infermieri nel savonese, l’analisi della Silipigni

La viceresponsabile per la Liguria dell’Italia dei Diritti :La difficoltà nel reperire personale è collegata alla difficoltà di formare. Esiste un impoverimento in  quelle professioni che fino a pochi anni fa erano accessibili a tutti i cittadini”


Savona -  Cresce l’allarme nella sanità pubblica savonese, gli operatori socio-sanitari e gli infermieri che attualmente e nei mesi a venire lasceranno il lavoro non potranno essere rimpiazzati da altrettanti colleghi. Una situazione di sofferenza per le strutture pubbliche che preoccupa i sindacati e la Rsu Aziendale i quali, hanno scritto in merito, alle autorità regionali e al direttore generale dell’Asl.

 

“Sono parecchi anni – analizza Antonella Silipigni viceresponsabile per la Liguria dell’Italia dei Diritti - che la situazione si conosce, la difficoltà nel reperire personale è collegata alla difficoltà di formare. In misura sempre maggiore, abbiamo avuto un impoverimento, come da recenti dati di Confindustria, proprio in quelle professioni che fino a pochi anni fa erano accessibili a tutti i cittadini, per le quali ora, attraverso un cambiamento culturale, per via anche di riferimenti che vengono dall’alto si è incentivata una professionalizzazione più accademica che altro, limitando quello che poteva essere un bacino di utenza universitario riferito a questo tipo di occupazione. Voler avere cittadini soltanto avvocati e professionisti – prosegue la Silipigni -  è  interessante, in definitiva però abbiamo bisogno di artigiani, di infermieri, di lavoratori che si adoprino  in professioni considerate umili che umili di fatto non sono.”

 

Nelle strutture pubbliche, l’evidente penuria di paramedici genera non pochi disagi, gli infermieri costretti loro malgrado alla copertura di più turni, agli straordinari e a rinunciare ai giorni di riposo, fisicamente si affaticano con il rischio che a pagarne le conseguenze siano i pazienti.

 

“L’incentivo – sottolinea l’esponente ligure- ad ampliare la formazione interna e non, è sempre stato limitato. Quella dell’infermiere è una professione accessibile purché venga presentata nei piani formativi scolastici, se non si parte dall’inizio, è difficile che poi si prenda una decisione in seguito. Questo lavoro, ed è un dato da rilevare, viene sempre più svolto da personale non comunitario o non italiano proprio perché sono coloro che più facilmente accettano di espletare questa attività . A mio avviso però non è così scontato che gli italiani più giovani non abbiano l’aspirazione di farlo. Culturalmente si è un po’ abusata l’idea di avere una nazione di ‘intellettuali’ dimenticando che il nostro è stato certamente un popolo di inventori ma anche di uomini che fisicamente hanno costruito quanto c’è di buono in Italia, partendo dall’artigianato fino alle professioni meno conosciute. Non possiamo – chiosa l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - imputare sempre la colpa ai ragazzi, sovente gli adulti non vanno loro in aiuto, non facendo comprendere l’importanza di professioni diverse da quelle che sono sotto la luce dei riflettori.”

 

 

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