Il responsabile regionale dell’Italia dei Diritti: “I cittadini sono costretti a pagare quello che appartiene alla collettività”
Roma – Trascorrere una giornata sul litorale laziale ogni anno ha un costo maggiorato per i cittadini della Capitale. Stando alle ultime inchieste, una famigliola media, di tre componenti, assicurandosi a malapena il minimo indispensabile per passare un giorno al mare, arriva a spendere circa 40 euro.
Sul piede di guerra le associazioni dei consumatori che denunciano aumenti complessivi di oltre il 2 % , fino quasi al 5 % per un ombrellone. Ironiche, che non nascondono indignazione le parole di Vittorio Marinelli responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti : “Fanno bene gli stabilimenti balneari ad aumentare i prezzi, così finalmente i poveri gestori riusciranno perlomeno a sopravvivere. Sembra infatti dalle ultime dichiarazione dei redditi che i poveri esercenti, che tanto fanno par la collettività, guadagnano poi solamente 10900 euro, non al giorno, come a chiunque verrebbe da pensare, bensì all’anno.10900 annuali, facendo le varie operazioni aritmetiche da un reddito per questi benefattori dell’umanità di 30, 27 euro al giorno. Rimane quindi il dubbio di capire come mai queste imprese sembrino floride quando, visti gli incassi scandalosi, il percepire un reddito così modesto porterebbe qualsiasi amministratore all’obbligo di consegnare i libri in tribunale per le dichiarazioni di fallimento”.
Scegliere una soluzione spartana sembra l’unico modo di arginare gli aumenti, più l’impianto è elegante e maggiore è il rischio di trovarsi di fronte a sorprese sgradevoli. I clienti possono difendersi osservando i tariffari, sebbene non tutti gli esercenti rispettino le regole, ben 59 infrazioni sono infatti state segnalate per mancata esposizione dei prezzi, oppure optando per i giorni feriali e le ore pomeridiane, quando i prezzi subiscono un calo, scelta però difficilmente praticabile per gran parte dei nuclei famigliari romani.
“Il concetto di bene comune – prosegue Marinelli – sempre più s’affievolisce fino a sparire nella nostra società , a partire dall’acqua passando anche per la privatizzazione del demanio i cittadini sono costretti a pagare quello che appartiene invece alla collettività. Nello specifico ci si stupisce di come le spiagge libere non siano ancora più affollate di quanto già dovrebbero essere. Arenili dove si entra e , come è giusto che sia, non si spende una lira, anzi un euro. Farebbero bene quindi, i consumatori – conclude con una punta di sarcasmo, l’esponente laziale del movimento presieduto da Antonello de Pierro – a scegliere solo queste spiagge onde consentire ai gestori di evitare lo sforzo di andare in tribunale, permettendo il fallimento automatico delle imprese di balneazione”.