Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Messaggi del genere non fanno altro che mettere in luce la scarsa capacità gestionale di questa amministrazione”
Roma – Settantacinquemila euro. È questa la cifra necessaria per il restauro dell’Acquedotto Felice, l’opera di ingegneria idraulica voluta da papa Sisto V nel 1587. La crisi però si fa sentire anche sui beni culturali, così la Sovrintendenza del Comune di Roma ha pensato di ripetere l’operazione di project financing già attuata per piazza Venezia, Trinità de’ Monti e piazza Navona istituendo un bando per la concessione di spazi pubblicitari sui ponteggi che verranno allestiti per il restauro e il consolidamento di un monumento troppo superficialmente ritenuto “minore”. Dal 21 giugno, dunque, data di scadenza del bando, il tratto di Acquedotto Felice di via Tuscolana, all’altezza di Porta Furba, potrebbe trasformarsi in uno spazio pubblicitario a cielo aperto, con buona pace dei turisti che al posto di opere architettoniche secolari si ritroveranno davanti agli occhi slogan di tutti i tipi.
“La ricerca di sponsor per finanziarie simili lavori è una cosa che va avanti da anni – ha commentato Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti – ma l’augurio è che non siano fondamentali questi settantacinquemila euro, perché se dovessimo ricorrere ad annunci anche per restauri di questa entità significherebbe che siamo arrivati proprio alla frutta. Servono molti soldi per manutenere le tante bellezze storiche di cui i nostri figli e tutti i turisti che arrivano nella Capitale si riempiono gli occhi – conclude il rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro –, ma di certo messaggi del genere non fanno altro che mettere in luce la scarsa capacità gestionale di questa amministrazione”.