Il responsabile cittadino dell’Italia dei Diritti critica le scelte dell’amministrazione capitolina paventando rischi analoghi a quelli di via Padova a Milano
Roma – “Pian piano rafforzo la mia convinzione che il numero di reati dichiarato non aumenta a Roma per il semplice fatto che la gente non sa più dove andare a sporgere denuncia e desiste per i reati legati alla microcriminalità. Chiudere altri due commissariati e cinque presidi di polizia non è un deterrente per chi vive d’illegalità, ma costituisce uno sprone a perseverare. Penso al commissariato di Torpignattara, che non è sicuramente in una zona idilliaca, visto che vi sono intere comunità di immigrati, ai quali va tesa la mano per un percorso di integrazione invece di spingerli in un ghetto che li può portare verso un proliferare illecito. È successo in via Padova a Milano nei giorni scorsi e la linea che si profila è analoga anche a Roma”. Duro il monito di Alessandro Calgani, responsabile per Roma dell’Italia dei Diritti, in merito all’imminente chiusura delle sedi di polizia nei quartieri di Porta Pia e di Torpignattara, che vanno ad aggiungersi ad altri commissariati capitolini già dismessi, nell’ottica di quella politica che il sindaco Gianni Alemanno ha definito “non di riduzione ma di trasformazione in presidi mobili”.
“Bisogna interrompere la condanna di comodo a scelte scellerate fatte a spese della sicurezza e non giustificarle con percorsi di riorganizzazione fini a sé stessi”, incalza il rappresentante locale del movimento presieduto da Antonello De Pierro, che poi aggiunge: “Basti pensare alla polizia che abbandona Centocelle per accorparsi ad un commissariato anch’esso sotto sfratto per mancanza di fondi. Come Italia dei Diritti stiamo facendo il massimo, e sicuramente finché i nostri amministratori insisteranno in questi scempi, noi proseguiremo con una determinazione esponenziale per contrastarli”.