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Processo al famoso writer Bros, l’analisi di Ragone

Il vice responsabile per Milano dell’Italia dei Diritti: “Questo ragazzo è un’artista, ma comunque deve poter esercitare la sua arte nella legalità”

 

Milano – “Se non hanno spazio dove manifestare la propria creatività, è normale che i graffitari usino gli spazi pubblici per darle sfogo”. E’ questo il commento del vice responsabile per Milano dell’Italia dei Diritti, Luca Ragone, alla notizia del processo al famoso writer Daniele Nicolosi, in arte Bros, nel quale il Comune di Milano si è costituito parte civile. A Bros vengono contestati diversi reati di imbrattamento di edifici pubblici, privati e di fermate della metro. Da sottolineare che Nicolosi in passato ha esposto le sue opere al Pac e a Palazzo Reale. “Questo writer – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - è riconosciuto come artista visto che ha fatto alcune mostre, quindi bisognerebbe organizzare spazi adatti per lui e per i ragazzi che hanno la sua stessa passione. Magari si potrebbero mettere a loro disposizione dei muri non curati come quelli del carcere di San Vittore oppure organizzare spazi di performance dove fare i loro graffiti su tele per poi trasferirli sulle pareti di fabbriche abbandonate. Senza autorizzazione – conclude Ragone - il graffito, per quanto possa essere considerato arte, non può essere legale poiché tale attività non ha ricevuto il permesso da parte del Comune e dei proprietari dei palazzi su cui sono state dipinte queste scritte”. 

 

 

 

 

 

 

 

 

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