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A Palermo 63 arresti in operazione antimafia, l’analisi della Menciotti

La viceresponsabile per le Mafie e la Criminalità Organizzata dell’Italia dei Diritti : “È necessario che lo Stato incida sul circolo vizioso dell’omertà e delle paure di cui si alimenta la mafia, occorrono interventi di segno positivo investendo sull’associazionismo antiracket”

Roma –   “L’operazione di oggi, con cui a Palermo gli agenti della Squadra mobile hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 63 presunti esponenti delle famiglie mafiose di San Lorenzo, Tommaso Natale, Partanna Mondello, Terrasini, Carini e Cinisi del clan Lo Piccolo, ci dice che l’azione repressiva dello Stato, grazie all’abnegazione dei magistrati e delle Forze dell’ordine quotidianamente impegnati nella lotta al crimine organizzato e al racket, è determinata e costante”.


Nelle parole di Federica Menciotti, viceresponsabile per le Mafie e la criminalità organizzata dell’Italia dei Diritti, si riscontra un sincero plauso verso quanti hanno eseguito i mandati di custodia cautelare in carcere per i presunti criminali di Cosa Nostra. Un ulteriore schiaffo alla malavita palermitana, purtroppo non sufficiente a ridimensionarne il violento dominio.

 

“Quanto accaduto  - analizza la Menciotti - dimostra che l’arresto dei boss Lo Piccolo, non basta a neutralizzare le cosche. I clan sopravvivono alla cattura dei loro capi, perché la rete criminale da essi creata continua a delinquere anche in loro assenza. È necessario che lo Stato incida sul circolo vizioso dell’omertà e delle paure di cui si alimenta la mafia, occorrono interventi di segno positivo investendo sull’associazionismo antiracket, il quale anche in questo caso ha dato impulso all’attività delle Forze dell’ordine con il suo prezioso contributo”.

 

Collaborativi e determinanti nelle indagini omonime  numerosi membri dell’associazione “Addio Pizzo” che riunisce e supporta le vittime dell’estorsione. A sostegno delle quali  si schiera nettamente Federica Menciotti, facendosi portavoce della solitudine che sovente segue  chiunque decida di parlare.

 

“Spesso gli operatori economici immediatamente dopo le loro denunzie sono abbandonati dalle Istituzioni – dichiara l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - e questo certo non incoraggia altri a seguire il loro esempio. Emblematica la recente dimostranza di due testimoni di giustizia costretti ad incatenarsi sotto il Viminale lo scorso due dicembre, Valeria Grasso e Ignazio Cutrò, dopo che,  avendo  consentito con le loro dichiarazioni l'arresto e la condanna dei loro estorsori, hanno visto chiudere la propria attività e sono stati vittima di gravi minacce nella indifferenza delle istituzioni che invece hanno  il dovere di tutelare quelli che sono diritti, non certo privilegi. E’ fondamentale – chiosa  la Menciotti - che lo Stato introduca strumenti  normativi che rendano obbligatoria la denuncia per chi subisce il racket e insieme  meccanismi di tutela,  con incentivi alla propria attività di impresa,  per chi trova il coraggio di denunciare”.

 

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