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Ospedali rischiano di chiudere in Puglia, la Lusi alza la voce

La  responsabile regionale dell’Italia dei Diritti: “Mi auguro che I sacrifici imposti dal piano di rientro non colpiscano solo i cittadini ma anche i dirigenti e i consulenti delle varie Asl con consistenti riduzioni dei vari emolumenti”

 

 

Bari –  Non si arrestano i tagli in materia di sanità effettuati dalla Regione Puglia. Secondo quanto predisposto dal piano di rientro sanitario approvato lo scorso 23 settembre, il governo pugliese per obbedire alle pressioni imposte recentemente dall’esecutivo nazionale, ha dovuto ridurre pesantemente i posti letto di vari nosocomi presenti sul territorio. La manovra finanziaria riguarda diversi distretti sanitari: a finire nel mirino dei tagli sono infatti le città di Bari, Foggia, Lecce , Taranto, Brindisi.

Questo stato di cose ha destato la preoccupazione di varie strutture ospedaliere che rischiano di chiudere a causa delle riduzioni imposte dal governo. In riferimento all’ennesima notizia coinvolgente la sanità è intervenuta Patrizia Lusi, responsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti: “I tagli alla sanità  pugliese predisposti dal piano sanitario sono stati una risposta al deficit finanziario di quel settore e alla diminuzione dei trasferimenti statali. Detto piano sta creando diverse problematiche che vanno dalla necessità di mantenere i livelli di occupazione dei lavoratori della Sanità pubblica e privata, al diritto alla salute e all'assistenza sanitaria dei cittadini pugliesi. Nonostante alcuni territori saranno privati dei nosocomi e della relativa assistenza sanitaria, attualmente presente, scelte di responsabilità hanno indotto la giunta di Vendola e il Consiglio Regionale a dover individuare le soluzioni più idonee per garantire i servizi sanitari distribuendoli tra varie strutture in grado di accorpare e soddisfare il maggior numero di cittadini possibile. L'auspicio è che l'inevitabile politica di tagli vada a colpire anche incarichi di consulenza rilasciati dai dirigenti delle varie Asl che, in alcuni casi, superano lo stipendio dello stesso presidente Vendola. Insomma, mi auguro che i sacrifici imposti dal piano di rientro – conclude l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – non colpiscano solo i cittadini che continuano a pagare le tasse ed hanno diritto ai servizi sanitari, ma anche i dirigenti e i consulenti delle varie Asl con consistenti riduzioni dei vari emolumenti”.

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