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Reintegro medici “caso Cucchi”, Soldà scettico

Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Si tratta di una decisione interna all’ospedale, ma ciò che conta sarà il responso della giustizia ordinaria”

 

Roma, 1 dicembre 2009 - “Credo che la giustizia debba fare il suo corso naturale. Non voglio entrare nel merito di questa decisione perché la reputo un fatto interno, quando invece ciò che conta davvero sarà il responso che verrà emesso dalla giustizia ordinaria”. È il commento del vicepresidente dell’Italia dei Diritti, Roberto Soldà, sul reintegro in servizio di tre medici dell’ospedale “Sandro Pertini” coinvolti nella morte di Stefano Cucchi. Accusati dalla procura di omicidio colposo, dopo un’indagine interna della Asl Roma B che li ha ritenuti non responsabili del decesso del ragazzo giudicato “inatteso e improvviso”, possono così tornare tranquillamente al loro lavoro. Proprio nel momento in cui, da nuovi accertamenti autoptici, risulterebbe che Cucchi, denutrito e con battito cardiaco e respirazione insufficienti, necessitava di un controllo costante e accurato.

 

“Gli inquirenti devono fare il loro lavoro con tutti i dovuti e approfonditi accertamenti che il delicatissimo caso di Stefano Cucchi richiede – rimarca il numero due del movimento presieduto da Antonello De Pierro – Si tratta di una pagina nera e gravissima per il nostro Paese. È inconcepibile che da un luogo in cui si dovrebbe trovare assistenza e protezione come un ospedale, alla fine non se ne esca vivi per inefficienze sanitarie e mediche”.

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