La vice responsabile dell’Italia dei diritti per la regione Liguria analizza i due fenomeni e punta il dito sulle istituzioni: “Nonostante le molteplici dichiarazioni pubbliche di risoluzione dei problemi, c’è sempre uno scaricabarile di responsabilità”
Genova - Dopo la recente alluvione, altre problematiche continuano ad attanagliare Genova, mostrando a chiare lettere la scarsa presenza e inefficienza delle istituzioni locali, inducendo, così, ancora una volta, i cittadini a rimboccarsi le maniche: la presenza massiccia della prostituzione nel quartiere di Sampierdarena e la scarsa sicurezza stradale in particolar modo su corso Torino, che è stato, ormai, ribattezzato lo “stradone della morte”.
Su entrambe le questioni si è pronunciata Antonella Silipigni, vice responsabile dell’Italia dei diritti per la regione Liguria: “Nonostante le molteplici dichiarazioni pubbliche di risoluzione dei problemi, c’è sempre uno scaricabarile di responsabilità. E’ come il comando di una nave, se il comandante non è in grado di capire se è opportuno alzare la vela o buttare l’ancora e, successivamente, la nave affonda potrebbe benissimo scaricare la colpa sui marinai, altrettanto succede oggi quando la politica scarica le proprie responsabilità sui cittadini che devono farsi carico di evidenziare e denunciare simili problematiche. Un nulla di fatto tutte le volte che porta i cittadini a far da soli”.
Questo sfogo della Silipigni giunge a pochissime ore di distanza dal particolare atto di denuncia di un cittadino sampierdarenese, che, alle prime luci dell’alba, ha collocato nell’omonima via 3 cartelli, in nulla differenti dai cartelli stradelli di indicazione, raffiguranti coppie stilizzate impegnate in atti sessuali, con al di sotto l'orario: "19-7". In questo modo, l’artista ponentino voleva riportare l’attenzione dell’amministrazione locale sulla massiccia presenza della prostituzione nella zona. Inoltre, la notte precedente su corso Torino ha trovato la morte Gabriele Gravante, di appena 20 anni, l’ultima di tante vittime di una situazione di pericolo che parto da lontano. Infatti, nel 1989 ci fu la prima raccolta firma e a 25 anni di distanza poco o nulla è cambiato.
“È un chiaro segnale di ammonimento e di accusa da parte dei cittadini – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – che devono reagire nei modi più consueti, si veda la raccolta di firme e inconsueti come questo concittadino che arriva a realizzare dei cartelli. La sua è una forma di richiesta di attenzione e a meno che i politici non vivano in una bolla, è impossibile che non si accorgano dei problemi e delle difficolta che affliggono la città. Entrambe i casi segnalano una mancanza di capacità di gestire la cosa pubblica, oltre che di responsabilità. Ciò che ripeto sempre è che ci vuole un minimo di competenza nell’amministrare una città, invece agendo in questo modo e creandosi solo una sorta di titolo, si finisce ogni volta per deprezzare la classe politica e il suo fine”.