Il presidente dell’Italia dei Diritti e candidato al Senato con Centro Democratico: “Il buon Ingroia si è prestato a fare da soccorritore al capezzale di partiti moribondi per cui era suonato da tempo il de profundis, ma che, con questo espediente, nutrono la speranza di accedere agli scranni del Parlamento”
Roma - A una manciata di ore dall’inizio delle consultazioni elettorali, che porteranno alle urne tutti gli italiani per l’espressione di voto relativa al rinnovo del Parlamento della Repubblica e gli abitanti di Lazio, Lombardia e Molise per il rinnovo dei consigli regionali, Antonello De Pierro, presidente del movimento Italia dei Diritti e candidato al Senato nella lista di Centro Democratico nella circoscrizione Molise, ha deciso, sotto l’impulso pressante della propria coscienza civica, di diramare una nota, rivolta in particolar modo a coloro i quali orbitano idealmente intorno alla linea propugnata da sempre dall’organizzazione politica di cui è leader, saldamente ancorata ai nobili principi della legalità, della trasparenza, del rispetto dei diritti e di tutti quei valori che possano garantire la piattaforma coriacea su cui posa saldamente le sue fondamenta una democrazia compiuta, che purtroppo in Italia sono messi quotidianamente in discussione da una pericolosa deriva istituzionale sospinta dalle discutibili condotte di personaggi ineffabili che antepongono costantemente i propri interessi a quelli della collettività. E soprattutto De Pierro si rivolge a coloro i quali si sono lasciati ammaliare dalle effimere e incerte lusinghe di Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia.
“So perfettamente che ciò farà perdere molti consensi alla neonata formazione politica capeggiata da Ingroia – ha iniziato il numero uno dell’Italia dei Diritti – ma purtroppo la mia coscienza mi impone di intervenire in merito, per evitare che le menti pensanti dei tanti appassionati attivisti abbiano la possibilità di riprendersi dal sopore indotto dalle promesse improbabili dei leader di partito impegnati in questo progetto.
E’ la stessa coscienza che mi impose, di impegnarmi a smascherare le mele marce in quel partito di galantuomini che era l’Italia dei Valori, dove la stragrande maggioranza degli iscritti era animata da grande passione e da genuino impegno politico, ma quotidianamente veniva tradita dal contegno deprecabile di alcune cellule deviate, che alle sue spalle ordivano per soddisfare la propria vocazione di spregiudicati affaristi. Rivendico orgogliosamente il mio contributo, anche se ciò ha smantellato un’organizzazione politica che rappresentava un grosso punto di riferimento per gli italiani onesti. Oggi posso affermare con fierezza che quell’eredità l’abbiamo raccolta noi dell’Italia dei Diritti e siamo gli unici a rappresentarla integralmente, con la differenza che tra i nostri esponenti non ci sono personaggi discutibili e non ci sogniamo di imporre nei ruoli dirigenziali individui su cui aleggia qualche ombra di sospetto, come qualcun altro ha commesso l’errore di fare.
Per quanto riguarda Rivoluzione Civile non ci risultano persone discutibili, ci sono fino a prova contraria solo brave persone, però in questo caso l’inganno non è morale, ma politico, e vi spiego perché. Premetto che nutro profonda stima per Antonio Ingroia, come uomo e come professionista ed è forse questo che ha foderato gli occhi di prosciutto a tutti quelli che, vedendolo come me, sono rimasti ammaliati dal progetto. E da brava persona qual è si è lasciato tentare per fare da specchietto per le allodole ad un’operazione che ha un intento esclusivamente di opportunità elettorale. Infatti il buon Ingroia si è prestato a fare da soccorritore al capezzale di partiti moribondi per cui era suonato da tempo il de profundis, ma che, con questo espediente, nutrono la speranza di accedere agli scranni del Parlamento. Ma purtroppo si tratta di un coacervo di idee e storie profondamente diverse, che non potranno mai legare tra loro.
Abbiamo il dovere, per onestà intellettuale, quella che purtroppo altri hanno accantonato nel frangente, di cercare di risvegliare le coscienze anestetizzate dal miraggio del rinnovamento rappresentato dalla cosiddetta società civile, che di fatto si traduce invece in un riciclaggio politico di facce fin troppo note sul proscenio politico, già condannate a morte dalla storia, ma che aggrappandosi all’ombrello dell’illusione instillata nelle menti di ingenui idealisti, hanno la possibilità di restare a galla nel panorama istituzionale.
E’ questo il grande inganno da cui gli ignari elettori devono fuggire. Confesso che anche noi inizialmente avevamo guardato con interesse a questo progetto, ma ci è bastato davvero poco per renderci conto dell’abbaglio di un bel vestito confezionato senza tessuto politicamente credibile e abbiamo deciso di orientare altrove il nostro bacino di consensi”.