La viceresponsabile per i Beni Culturali dell’Italia dei Diritti : “? veramente insensato lasciare questi tesori nell’incuria e all’incapacità di chi amministra, ricordiamo che data la loro unicità, una volta perduti non potranno più essere recuperati”
Roma – Venezia come Pompei e Roma. Sempre più spesso arrivano notizie di crolli nei monumenti più antichi e preziosi delle città italiane. Ieri a franare, nella città lagunare, è stata la quarta colonna sul lato del palazzo dei Camerlenghi del Ponte di Rialto, struttura da un anno monitorata con sensori simili a quelli usati per le zone sismiche. Un tesoro di 500 anni piuttosto fragile e, probabilmente, bisognoso di cure visto che quello di ieri, è stato il quarto cedimento in 3 anni dallo stesso punto.
Sui fatti è intervenuta Federica Mariotti, viceresponsabile per i Beni Culturali dell’Italia dei Diritti : “La questione dei cedimenti continua ad essere ignorata da chi dovrebbe occuparsene, in questo caso il Ministro dei Beni culturali. Ribadisco che non prendere in considerazione i crolli di monumenti e opere d’arte dello sterminato patrimonio italiano, è cosa stupida, perché una delle fortune dell’Italia è possedere un capitale artistico immenso , che ci viene invidiato dal resto del mondo. ? veramente insensato - asserisce la Mariotti - lasciare questi tesori nell’incuria e all’incapacità di chi amministra, ricordiamo che data la loro unicità, una volta perduti non potranno più essere recuperati. Spero vivamente che l’amministrazione comunale provveda a preservare il ponte di Rialto”.
Mentre l’assessore ai Lavori pubblici locale si prodiga alla difficile ricerca di sponsor per avviare una costosa manutenzione straordinaria, un supporto concreto arriva dagli artigiani veneziani.
Gianni De Checchi, segretario di Confartigianato ha dato come pronto il progetto di consolidamento delle balaustre della durata di 3 mesi. Un’operazione completamente sulle spalle degli artigiani, i quali, poiché si attiveranno a proprie spese, chiedono almeno di essere esentati dal pagamento dell’Iva, procedura che le norme nazionali però non consentono. Tutto, quindi, resta fermo in attesa dello sblocco dell’iter burocratico, una lungaggine dannosa, come si evince da gli ultimi accadimenti.