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Vedova commenta inchiesta centrale Enel Porto Tolle

Il responsabile Ambiente dell’Italia dei Diritti: “Spero che i tecnici e gli inquirenti possano fare piena luce su un episodio che se venisse confermato sarebbe di una gravità inaudita”

 

 

Roma, 28 gennaio 2010 - “L’inchiesta in questione non è altro che l’ennesima conferma di quanto la centrale di Porto Tolle sia non solo dannosa  per l’ecosistema ma anche per la salute umana”. Così Alberto Vedova, responsabile per l’Ambiente dell’Italia dei Diritti, ha commentato la notizia dell’accertamento tecnico disposto dal sostituto procuratore di Rovigo Manuela Fasolato sulle malattie respiratorie dei bambini dei comuni compresi nel raggio di 25 chilometri dalla centrale Enel di Porto Tolle nel periodo che va dal 2000 al 2006, per verificare se nel corso degli anni vi sia stato un peggioramento delle loro condizioni. Tra gli indagati figurano nuovi e vecchi vertici dell'Enel, nomi del calibro di Fulvio Conti, Franco Tatò e Paolo Scaroni.
“Ambientalisti, cittadini e comitati locali – ha continuato l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro - protestano già da anni ma, a quanto pare, la logica imprenditoriale dell’azienda persevera sulle fonti non rinnovabili, inquinanti e insostenibili. Come se non bastasse, il sito sorge all'interno di un parco naturale definito ‘patrimonio dell'Umanità’ dall'Unesco e, secondo il progetto dell'Enel attualmente in fase di autorizzazione, dovrebbe essere convertito a carbone per una potenza di 1.980 Megawatt e con un'emissione di CO2 di oltre 10 milioni di tonnellate l'anno. Se tutto questo avverrà, tra l’altro si avrà un impatto devastante per l’area prossima al delta del Po, con il passaggio di 3.000 chiatte verso l’impianto. Siamo al fianco delle parti offese e attendiamo i risultati dello studio epidemiologico, auspicando che il governo, togliendosi i paraocchi, intraprenda al più presto una strada ecosostenibile per il nostro Paese che ci metta al passo con l’Europa settentrionale”.

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